Categoria: Pianificazione Finanziaria

23 Nov 2019

Mercati sui massimi: quanto durerà?

 

Questa domanda si ripete ciclicamente, all’indomani di ogni trend positivo di mercato.

Quanto durerà?

E di solito iniziano a proliferare le previsioni più disparate degli esperti del settore: chi dice che c’è ancora tanta strada e chi invece assicura che la corsa è finita e sarebbe meglio mettersi al riparo.

Bene. Detto questo, vi invito a fare un ragionamento.

Vi presento l’indice Standard & Poor 500, noto come S&P 500 o semplicemente S&P.

E’ stato realizzato da Standard & Poor’s nel 1957 e segue l’andamento di un paniere azionario formato dalle 500 aziende statunitensi a maggiore capitalizzazione.

La Borsa di New York (il NYSE, New York Stock Exchange) è la più grande borsa valori a livello mondiale e rappresenta circa il 40% della capitalizzazione di tutto il mercato azionario globale.

Di conseguenza, studiare l’andamento dell’indice S&P 500 negli ultimi 90 anni è particolarmente significativo, per capire come si muove il mercato azionario americano e, di conseguenza, quello globale.

Nell’ultimo decennio (da dopo la crisi del 2008) l’indice S&P 500 , come si vede in tabella, ha performato circa il 13% annualizzato.

Tanto. Non tanto quanto nel ventennio 1980-2000, ma tanto.

E la domanda che ci si pone, in questi casi, è sempre la stessa: quanto durerà?

Premesso che nessuno ha la sfera di cristallo, lo studio e le analisi ci aiutano ad affrontare questo scenario (che ciclicamente si ripete).

In questi casi, a mio modo di vedere, ci sono 3 cose da tenere a mente, sempre.

Primo: la strategia. Sapere di avere tra i propri strumenti un piano di accumulo, ci rende consapevoli di aver in mano l’unica strategia che ci premia ad ogni eventuale, salutare e naturale discesa dei mercati.

Secondo: i numeri. Se si investe nel principale indice azionario americano, l’indice S&P 500 appunto, i numeri ( e cioè 90 anni di storia ) ci dicono che con un orizzonte temporale ad 1 anno, abbiamo il 27% di possibilità di andare incontro ad una perdita. A 3 anni il 17%, a 5 anni il 12%, a 10 anni il 6%, a 15 anni l’1%.

Per “holding period” superiori si è statisticamente certi di avere un ritorno positivo.

Terzo: l’orizzonte temporale. Chiedersi sempre: fra quanto tempo mi serviranno questi risparmi? E’ l’unica domanda a cui un risparmiatore deve rispondere con accuratezza.

Per rispondere quindi alla domanda iniziale:

durerà quel che durerà, consapevoli che una “correzione” ci sarà sicuramente, prima o poi, e che sarà il preludio ad una nuova risalita. Ma soprattutto che questa “correzione”  era già ampiamente prevista in fase di pianificazione coerentemente con il proprio orizzonte temporale.

 

Se non ho abbastanza tempo davanti, quindi, non investo nel mercato azionario.

Semplice.

08 Lug 2019

La nuova normalità dei mercati finanziari

“If the crisis has shown anything, is that we will use all the flexibility within our mandate to fulfill our mandate” – Mario Draghi, 17 Giugno 2019

“Se la crisi ci ha insegnato qualcosa, è che useremo tutta la flessibilità concessa nel nostro mandato per adempiere ai nostri obbiettivi”.

Questo passaggio di Draghi al convegno della Banca Centrale Europea tenutosi a Sintra (in Portogallo) lo scorso 17 giugno 2019, segna a mio avviso un momento storico.

Provo a spiegarmi meglio.

Dopo la Grande Crisi Finanziaria del 2008, la FED (la banca centrale degli Stati Uniti) ha reagito con politiche monetarie e fiscali così dette “non convenzionali”, cioè straordinarie. In particolare, la decisione di comprare strumenti finanziari direttamente sul mercato al fine di manipolarne i prezzi e definire così i tassi d’interesse non solo a breve termine, ma su tutte le scadenze e – soprattutto – immettere molta liquidità nel sistema finanziario. La Banca Centrale Europea ha impiegato molto più tempo per seguire la linea della FED perché al suo interno c’erano forti divisioni. Mario Draghi ha dovuto lavorare a lungo per far accettare al Consiglio della BCE l’utilizzo di politiche monetarie non convenzionali.

Il presupposto era che l’operato delle banche centrali fosse una risposta ad un evento eccezionale e quindi, passato l’evento, si dovesse tornare “alla vecchia normalità”.

Passati ormai 10 anni, la risposta – fornita con una chiarezza inequivocabile durante il discorso sopra citato da Mario Draghi – è che le banche centrali non si sognano neppure di tornare alla vecchia “normalità”.

La “nuova normalità”, quindi, è un mondo nel quale la funzione delle banche centrali non è più soltanto regolare i mercati, ma manipolarli deliberatamente per raggiungere i propri obiettivi d’inflazione (nel caso della BCE) e/o di occupazione (nel caso della Fed e di altre banche centrali), usando lo strumento dell’immissione di liquidità.

Nel 2008 – e più ancora durante la crisi dell’euro – è crollato il pilastro degli asset privi di rischio che per decenni hanno costituito l’asse portante, anche sul piano logico-teorico, della costruzione dei portafogli finanziari.

Abbiamo riscontrato che non solo le Banche ma anche gli Stati possono fallire.

Nel nuovo mondo finanziario, da investitori, ci troviamo di fronte 2 nuove certezze che fino a solo 10 anni fa non venivano nemmeno contemplate nel nostro immaginario:

  1. che il RISCHIO ZERO non esiste: esiste una gradazione di rischi – seguendo la terminologia delle Agenzie di Rating – che passano dall’ INVESTMENT GRADE, allo SPECULATIVE GRADE fino ad arrivare al DEFAULT.

2. che esistono i TASSI NEGATIVI: gli emittenti meno rischiosi (emittenti sovrani con rating “AAA” )            emettono obbligazioni con tassi negativi anche per decenni (il titolo di stato svizzero è negativo                  fino a 50 anni!)

 

Una vera e propria rivoluzione, che nel corso di questi anni, soprattutto in Italia, dove il mercato del “rischio zero” e dei “tassi” era nella quasi totalità dei portafogli.

Quanti risparmiatori “bruciati” dagli scandali finanziari che si sono susseguiti da dopo la crisi del 2008!

E ancora oggi questo passaggio di paradigma, questa vera e propria rivoluzione culturale, fa fatica ad essere metabolizzata dal risparmiatore italiano.

Sono sempre esistiti due modi per investire:

  1. PRESTANDO denaro : è il mercato dei tassi, il mercato delle obbligazioni, delle cedole, dei titoli di stato … il mercato del “quanto mi dai”.

2. PARTECIPANDO con il proprio denaro al mercato: il mercato delle azioni e dei dividendi, del                     “rischio/opportunità”.

Quello che è cambiato con la crisi del 2008 e con l’avvento di questa “nuova normalità” è la consapevolezza rispetto al primo mercato, al mercato dei tassi, quello che una volta era considerato il mercato sicuro, quello che garantiva il proprio capitale e dava dei rendimenti (seppur bassi ma li dava).

Oggi non è più così. E probabilmente non lo sarà più.

Oggi il rendimento è nei mercati azionari, nell’economia reale, nella crescita economica e la sicurezza del capitale la si può trovare solo attraverso un’attenta diversificazione di portafoglio.

Vi lascio un piccolo specchietto artigianale di facile lettura: il rendimento dell’indice azionario globale (MSCI World) e il rendimento del decennale tedesco, negli ultimi 5 anni.

24 Ott 2018

La chiave per proteggere i TUOI Risparmi!

Parole come Rating, Spread, Piano B, inondano giornali e TV, le cui notizie sono spesso contraddittorie, ora è tempo di fare chiarezza.

Da un paio di mesi a questa parte sono oggetto di mail e telefonate, sia da parte dei miei clienti, che da parte di numerosi follower con cui mi intrattengo sui social, e tutti chi più chi meno, esprimono preoccupazione su che fine faranno i propri risparmi, le domande che mi vengono poste più sovente sono:

 

  • Ci saranno aumenti nelle tasse?
  • Sarà il caso di portare i soldi all’estero?
  • Se usciamo dall’euro la nostra moneta si svaluterà ed i miei soldi?
  • I titoli di Stato sono sicuri?
  • Ho sentito parlare di procedure di Bail – in quanto c’è di vero, ed i miei soldi sono al sicuro?

 

Giornali e TV non agevolano di sicuro, andando a creare ancora più confusione ed incertezza nel risparmiatore, pertanto oggi:

Darò la mia risposta a queste domande fornendoti anche il metodo (Che funziona) per mettere in sicurezza (Davvero) i TUOI risparmi.

Come prima cosa sia chiaro fin da subito che io non conosco il futuro, non so dirti cosa accadrà da qui a 7 o 10 anni, per quello ci sono analisi e statistiche più o meno autorevoli e comunque, sempre basate su delle ipotesi del tipo cosa potrebbe accadere se…

Al momento, dico al momento, perché non so come si svilupperà l’economia nei prossimi anni, non ci sono chiari segnali di default o di uscita imminente dall’euro, almeno per il momento.

– Cosa potrebbe accadere se…

Da un punto di vista squisitamente fiscale, In caso di crisi finanziaria conclamata, non si potrà escludere a priori l’introduzione di una patrimoniale generalizzata su tutti i risparmi in stock, abbiamo in Italia un precedente illustre quello del prelievo forzoso del 1992.

In questo caso mantenere il denaro in liquidità sul conto, oppure trasferirlo all’estero non è una soluzione, in quanto i sistemi di tracciatura elettronica dei flussi da e verso l’Italia, sono molto sofisticati ed efficaci, pertanto nel caso si avverasse questa ipotesi, i denari verrebbero immediatamente intercettati e tassati di conseguenza.

Da un punto di vista patrimoniale probabilmente si farà ricorso alla normativa sul Bail – in all’avverarsi di questa situazione, gli investimenti in azioni ed obbligazioni (specie bancarie) ed anche la liquidità sul conto corrente, sono a rischio prelievo forzoso o, in alternativa alla procedura Bail-in.

Per quanto concerne la valuta se il tuo timore è che un’eventuale uscita dall’Euro coincida con una forte svalutazione della nuova moneta, in questo caso ti sarà sufficiente investire in Euro tramite soggetti (l’emittente del titolo) che abbiano natura e struttura non italiana, evita le filiali italiane di soggetti esteri perché esse sono soggette alla legislazione italiana e quindi ti ritroveresti al punto di partenza.

Tieni presente che rinominare in moneta nazionale titoli esteri non è legittimo ai fini delle normative del diritto internazionale ed europee visto che anche in caso di uscita dall’euro si rimarrà comunque nella Comunità Europea.

Infine i Titoli di Stato, all’interno di un portafoglio molto ben diversificato hanno una loro ragion d’essere, tieni sempre presente che su di loro pendono le CACs (Clausole di Azione Collettiva) che in caso di crisi conclamata metterebbero seriamente in forse il tuo investimento, per saperne di più sulle CACs leggi con molta attenzione: I Titoli di Stato sono ancora Sicuri?

Bene ti ho illustrato alcune ipotesi, abbastanza estreme su quanto potrebbe e ripeto, potrebbe accadere, ora la risposta a tutte le domande di cui sopra esiste ed è molto più semplice di quanto tu non creda.

Una possibile soluzione consisterebbe nell’utilizzare strumenti quali i fondi comuni d’investimento, ETF o le polizze (meglio se in abbinata) di diritto estero; ad esempio polizze che abbiano sede legale e fiscale in altri paesi come l’Irlanda, oppure fondi comuni d’investimento che abbiano la sigla ISIN (La “targa” del titolo) che sia radicata in Lussemburgo che inizi con LU per farla breve.

In questo modo eviterai sia di rientrare nella procedura del Bail – In che in quella della patrimoniale, perché in questo caso il denaro si troverà de facto all’estero non solo, anche in caso di ritorno ad una moneta nazionale gli investimenti, essendo di diritto estero continueranno ad essere denominati in Euro mettendoti al riparo da una eventuale svalutazione.

 

 

 

– Premessa

La premessa è che proprio in momenti come questo, che si evidenzia l’importanza di ricorrere, fin dal primo giorno ad una corretta diversificazione, confinando il rischio specifico, in questo caso il rischio paese, ad una modesta percentuale del proprio portafoglio risparmi, questa è a mio modo di vedere la miglior protezione possibile.

– La mia soluzione

Io personalmente utilizzo da sempre strumenti che si prestano efficacemente a gestire il rischio specifico, e che sono alla portata di tutte le tasche, come ad esempio gli ETF, i Fondi Comuni le SICAV o le Polizze.

Tutti questi strumenti garantiscono un’ottima diversificazione del rischio e vanno gestiti all’interno di una corretta pianificazione costruita sulle tue esigenze e sui tuoi specifici obiettivi di vita.

– I rischi

Lo ripeto, a costo di essere noioso:

IL RISCHIO ZERO NON ESISTE.

I rischi a cui ti esporrai saranno quelli tradizionali dei mercati, cioè la volatilità che andrà calibrata in base agli orizzonti temporali tuoi e dei tuoi investimenti.

Per approfondire guarda il mio video: Prima d’investire valuta l’orizzonte temporale

Un conto è dire: “il mio rischio è quello di oscillare tra un + 20% e un – 20%” (prendendo ad esempio un profilo di rischio molto elevato) questo è il cosiddetto Rischio di mercato.

Un altro conto è dire : “ Sto correndo il rischio di perdere TUTTO il capitale” questo invece si chiama Rischio specifico.

La domanda che dico sempre a miei clienti di porsi è la seguente:

Fino a quando non avrò bisogno della somma che decido di accantonare?

Ovviamente, consiglio sempre di ragionare per difetto …

In base alla risposta , si dovrà costruire un Portafoglio con una Volatilità in linea con l’orizzonte temporale concordato.

– I costi

Come tutte le cose ci sono ovviamente dei costi, a me non piace raccontare favole, sono strumenti che hanno un costo importante, ma questo non ci deve spaventare sai perché?

Perché i costi si gestiscono in fase di pianificazione del portafoglio, e lo si fa (almeno io faccio così) insieme al cliente, qui entra in ballo la diversificazione, gli orizzonti temporali ed un sacco di altri fattori che contribuiranno ad una loro ottimizzazione, ricordati che io guadagno se anche il mio cliente guadagna, altrimenti…

Per questo è importantissimo fare prima un’analisi dettagliata della persona, del suo portafoglio attuale, a fronte dei suoi personali progetti di vita e del tempo che avrà a disposizione per concretizzarli, in modo da ottimizzare il portafoglio con gli strumenti più idonei.

Come ti ho appena dimostrato le soluzioni esistono e credimi, costano meno di quello che pensi, ma prima di tutto per capire di quali ne avresti bisogno è necessario sedersi intorno ad un tavolo e parlare… a lungo.

– In conclusione

Due parole non costano nulla, ma possono fare la differenza, se desideri approfondire i temi proposti oggi, oppure hai altre domande da pormi, scrivimele nei commenti, o contattami privatamente, ti lascio qui sotto i miei riferimenti, oppure ancora scrivimi il tuo quesito nella scheda contatti, sarò lieto di poterti ascoltare e consigliare per il meglio.

Tel: +39 349 – 8172217

email: mauro.valentino@allianzbankfa.it

A presto

09 Giu 2017

Perché Pianificare la propria successione!

Eccomi!

La mia nuova video pillola! Questa volta comincerò ad esplorare il mondo della successione o passaggio generazionale come si suol dire.

Lo so, quando si affrontano certi argomenti mi trovo sempre a fare i conti con una sorta di rifiuto a priori, dettato sovente anche da qualche forma di superstizione…diciamocelo.

Devi farti forza, considerare la ragione come superiore all’emotività e vedrai le cose sotto un altro aspetto!

– Cosa si intende esattamente con passaggio generazionale?

Con passaggio generazionale si intende la pianificazione a tavolino della propria successione, il che non significa semplicemente decidere le divisioni in funzione della conclusione del proprio ciclo di vita, si può pianificare il passaggio generazionale anche in previsione della cessazione della propria attività per andare in pensione!

Pianificare la propria successione significa mettere bene in chiaro che cosa, quando, in che percentuale ed a chi.

– Perché fare tutto questo?

Abbiamo tutti sentito storie a volte raccapriccianti, di liti furibonde scoppiate fra gli eredi, problematiche con i creditori scaricate sempre sugli eredi, patrimoni dissipati in tasse e contenziosi legali di varia natura bene, sappi che la pianificazione successoria ti consentirà di evitare tutto questo…

L’unico vero ostacolo è che dipende solo da te.

Pianificare in anticipo la propria successione ti consentirà di:

  • Impedire che il tuo patrimonio venga aggredito da importanti prelievi fiscali
  • Che venga dissipato in contenziosi legali fra i coeredi
  • Potrai destinare in via preferenziale una parte ad alcuni eredi senza problemi legali di sorta
  • Potrai garantire perfetta eguaglianza fra gli eredi
  • Potrai approfittare (ancora per poco) delle imposte di successione degne di un paradiso fiscale
  • Potrai evitare eventuali eredi “scomodi

Solo TU sei padrone del tuo patrimonio e del suo destino.

Ma adesso goditi la mia video pillola…

 

Adesso voglio conoscere la tua opinione!

Pensi che pianificare in anticipo il ricambio generazionale nel tuo studio, bottega artigiana, azienda o impresa commerciale consentirà di definire con chiarezza chi guiderà l’impresa e oltre a risparmiare in maniera consistente sulle tasse, organizzare il passaggio in modo che nessuno resti indietro?

Qualunque sia il tuo pensiero scrivimelo nei commenti ti risponderò nel più breve tempo possibile.

Conosci oppure hai sentito parlare di situazioni particolari e vorresti qualche consiglio? 

Contattami qui in maniera riservata sarò lieto di poterti aiutare.

A presto

Mauro

P.S.

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04 Mag 2017

Previdenza Integrativa Tutto quello che (FORSE) non SAI

Ti stai chiedendo se la polizza di previdenza conviene? Qui troverai la risposta!

 

 

– Perché aderire alla previdenza integrativa?

Gli attuali 30/40enni ovvero coloro che andranno in pensione in un periodo compreso fra il 2050 ed il 2060 per intenderci (se sei fra coloro leggi con attenzione) nel migliore e ripeto, nel migliore dei casi si vedranno retrocedere un assegno che sarà, nell’ipotesi più ottimistica ripeto:

 

 

Non più del 50% dell’ultima busta paga!

 

Si hai letto bene non oltre il 50% e adesso comincia pure a farti 2 conti e non dimenticare, tutto ciò che pensiamo di risparmiare da un tenore di vita da pensionato ne spenderemo molto di più in medicine ed assistenza sanitaria…

Non ti voglio esasperare, però purtroppo la situazione attuale è questa ed il non pensarci non risolve il problema, anzi lo sposta soltanto, non se ne va, resta sullo sfondo in attesa di ripresentarsi all’improvviso, quindi meglio affrontare il tema e ragionarci sopra razionalmente.

 

– Come siamo giunti a questo punto?

In realtà sono diverse le cause che hanno concorso al crearsi di questa situazione e sarebbe veramente troppo lungo analizzarle tutte diciamo in estrema sintesi che le cause che hanno portato a questa situazione troviamo; il perdurare della crisi, il basso tasso di crescita economica, la forte disoccupazione strutturale, in particolar modo dei giovani, la precarizzazione del mercato del lavoro, a tutto questo si aggiunge il fatto che il numero delle persone che oggi attualmente lavorano rispetto al numero delle persone in pensione è drammaticamente inferiore.

Risultato? Le casse dell’INPS si stanno lentamente, inesorabilmente svuotando ergo, devi pensare ad una soluzione alternativa se desideri integrare il reddito da pensione quando sarà il momento.

Sappi che il legislatore, fin dalla fine degli anni 90 ci sta venendo incontro con la creazione di strumenti appositi (la previdenza complementare appunto) in cui costruire la nostra personale pensione integrativa e per agevolarci, ha strutturato lo strumento dotandolo di notevoli vantaggi di tipo fiscale e non solo, che non troverai in nessun altro strumento di risparmio.

 

– Quali vantaggi ne ricavo?

Anzitutto ci tengo a consigliarti che prima si comincia meglio è in quanto la tassazione a cui è soggetto il montante (i soldi accantonati) si abbasserà gradualmente in funzione degli anni di permanenza nel fondo di previdenza integrativa.

 

  • Avrai a disposizione la massima libertà nei versamenti li potrai aumentare, diminuire o sospendere temporaneamente; l’ importante è accedere al fondo quanto prima per usufruire dei vantaggi fiscali.
  • Avrai quindi una tassazione che dal 15% negli anni andrà a diminuire fino al 9%
  • Inoltre gli interessi maturati dal fondo di previdenza integrativa attualmente sono tassati al 20% anziché al 26% come tutti gli altri
  • Infine sui premi versati nel fondo di previdenza integrativa potrai dedurre un importo massimo di 5.164 euro/anno che, se reinvestiti, dopo 20 ti frutteranno circa 30.000 euro in più (non ci credi? guarda il video).

 

Adesso ti lascio alla mia piccola video pillola mi raccomando guarda con attenzione e condividilo se lo ritieni utile per i tuoi amici.

 

 

 

Commenta pure liberamente sarò lieto di poterti rispondere, se invece desideri avere delle informazioni più dettagliate sul funzionamento della previdenza integrativa in via più confidenziale, puoi usare la scheda contatti da qui.

A presto

Mauro

P.S.

I miei contenuti sono di carattere divulgativo e non rappresentano in alcun modo una sollecitazione all’acquisto. Per informazioni più dettagliate contatta sempre prima il tuo personale consulente finanziario, se non ne possiedi uno, puoi contattarmi qui ed esponimi il tuo problema.

23 Mar 2017

I 4 Principi del Risparmio

Perché risparmiamo? Domanda banale, ma non la risposta! I 4 principi fondamentali del risparmio.

 

Quando mettiamo via dei soldi lo facciamo perché abbiamo in mente degli obiettivi, realizzare dei progetti o dei sogni, che sono diversi per ognuno di noi, perché anche se in apparenza simili siamo tutti diversi, ciò che io reputo importante potrebbe non esserlo per un’altra persona, ognuno di noi sviluppa delle aspettative della propria vita del tutto personali.

 

 

 

 

Ma esistono degli obiettivi di vita che in qualche modo ci accomunano ad esempio:

 

  • Acquisto di un auto
  • Spese per i figli piccoli
  • Acquisto di una casa
  • Spese del matrimonio
  • Spese per lo studio dei figli
  • Accantonare per la pensione

 

Molti degli esempi che ti ho fatto sopra sono fra gli obiettivi di vita più comuni, resta fermo il fatto che ognuno di noi ne svilupperà di propri, ma per poterli realizzare ci servono i soldi.

I soldi vanno accantonati, protetti, possibilmente aumentati di valore, per fare in modo di possederli quando arriva il giorno della messa in pratica del mio progetto di vita.

Nel mio video ti vado a fornire 4 principi base per cominciare ad entrare nel mondo del risparmio consapevole.

 

Primo principio: LA DIVERSIFICAZIONE 

La diversificazione dei propri investimenti è determinante per assicurarsi l’efficacia di non perdere denaro durante il cammino vero il proprio obiettivo di vita, bisogna diluire in qualche modo il rischio perché:

Non esistono investimenti privi di rischio!

 

Quindi il controllo del rischio lo si può determinare attraverso una corretta diversificazione.

 

Secondo Passo: ATTENZIONE A DOVE METTI I SOLDI!

A seguito entrata in vigore del Bail in (leggi anche: Bail In gli strumenti per difendersi) prima di scegliere l’istituto con il quale intendi collaborare fai un’attenta analisi!

Leggi anche: I 6 Indicatori da Considerare (PRIMA) di scegliere una Banca

 

Terzo passo: GESTISCI L’EMOTIVITÀ

Noi siamo persone, le persone sono fatte di emozioni, i mercati sono l’espressione delle emozioni di tutti i partecipanti, conoscere le proprie emozioni, saperle riconoscere e di conseguenza imparare a gestirle è un punto fondamentale.

A questo proposito puoi leggerePrima di investire attenzione all’ eccesso di sicurezza

E’ un percorso difficile quello di riconoscere e saper gestire le proprie emozioni, per questo abbiamo tutti noi bisogno di una persona che ci aiuti, che ci faccia vedere i pericoli anche dove noi non li vediamo, una persona che faccia queste cose tutti i giorni.

 

Quarto passo LA PIANIFICAZIONE 

Chi pianifica, coloro che si organizzano in anticipo, ottengono maggiori risultati da chi si lascia guidare dalle casualità del momento, la strada sicura per la dispersione delle risorse!

Leggi se vuoi: Investire certo ma con pazienza e disciplina

Ma adesso ti lascio al video e ricorda di dirmi la tua nei commenti e di iscriverti alle mie newsletter od al canale YouTube (meglio se entrambi) così non ti perderai i miei prossimi video ed articoli.

P.S.

Se poi desideri che vengano trattati argomenti specifici fammelo sapere nei commenti sarò lieto di poterti aiutare. 

 

17 Mar 2017

I 6 Indicatori da considerare (PRIMA) di scegliere una Banca!

Hai la certezza assoluta che la banca presso la quale hai in custodia i tuoi risparmi sia effettivamente solida?

Se ne hai l’assoluta certezza allora NON leggere questo articolo, vuol dire che sei un professionista della finanza, o siedi nel consiglio di amministrazione ed hai sottomano il bilancio consolidato oppure il piano industriale (magari lo hai scritto tu).

Se invece sei un normale cliente che svolge semplicemente un altra professione, allora…

E’ meglio che leggi questo articolo!

Prima di scegliere una banca, si dovrebbe valutare il suo effettivo stato di salute, se sia quindi solida, ma non solo oggi, bisogna capire anche se possiede i numeri per continuare a rimanere solvibile anche nei prossimi anni.

Al di là dei mirabolanti annunci pubblicitari devi entrare in possesso di numeri oggettivi che sappiano fornirti indicazioni chiare e sintetiche.

Devi sapere che esistono svariati indicatori che, se analizzati separatamente ognuno ti darà una risposta ma avrai sempre una visione parziale, mentre se analizzati e messi insieme ti forniranno un quadro completo della situazione effettiva nel breve nel medio e nel lungo periodo.

Soltanto mettendo insieme diversi fattori oggettivi potrai avere una visione d’insieme coerente e razionale.

Adesso andiamo a vedere insieme alcuni dei più important indicatori che ti potranno guidare nella scelta, anzitutto il più famoso, almeno quello più propagandato il Common Equity Tier 1 meglio conosciuto come CET1.

1 – Il CET 1

Il Common Equity Tier 1 è venuto alla ribalta del grande pubblico all’inizio del 2016 a seguito dell’entrata in vigore del Bail In, la famosa normativa europea sulla risoluzione delle crisi bancarie.

Lasciando per un attimo da parte gli strabilianti annunci di quasi tutte le banche Italiane che pare gareggino a chi la spara più grossa, vediamo con calma di cosa si tratta, il Common Equity Tier1 Ratio indica il:

Rapporto fra il Capitale ordinario versato della Banca e le sue Attività Ponderate per il Rischio (mutui, finanziamenti alle imprese, titoli in portafoglio etc…).

E’ un rapporto espresso in percentuale, dove al numeratore mettiamo il capitale della Banca e a denominatore le Attività rischiose.

Indica quanto il capitale proprio della Banca è in grado di far fronte ad un eventuale fallimento delle sue attività rischiose, quindi più’ questo rapporto è alto più la Banca è solida ne consegue che il capitale della Banca ha la capacità di far fronte a eventuali buchi creati dalle sue attività rischiose.

La BCE ha stabilito che il livello minimo oltre il quale il Capitale della Banca è sufficiente per far fronte alle proprie attività rischiose il 10,5% al di sotto del quale è meglio che ti cominci a porti qualche domanda…

Il CET1 infatti è paragonabile ad una fotografia, una istantanea di quel preciso momento, ma purtroppo possiede un limite importante:

Ha poco valore prospettico

Interessante certo ma non determinante perché in quanto risparmiatore voglio sapere se la mia banca non solo se è solida oggi ma se lo sarà anche nei prossimi anni!

Quindi bisogna per forza andare a guardare altre variabili che possono dirmi qualcosa in più sulla solidità nel lungo periodo della banca che ho preso in esame.

2 – La redditività

La Banca che stai prendendo in esame:

  • Produce utili?
  • Stacca dividendi coerenti?

Utili risicati, oppure dividendi non coerenti, ad esempio esageratamente sostanziosi oppure troppo bassi, sono segnali che qualcosa non funziona, le cause possono essere molteplici, dalla struttura elefantiaca e costosa, ad operazioni speculative che stanno erodendo il capitale, financo l’incompetenza del management stesso.

Questi fattori negativi, se sommati insieme nel tempo andranno ad erodere il capitale della Banca con la conseguenza di abbassare il valore del CET1

Quindi valuta questo indice insieme al CET1

Ma non finisce qui, a questo punto ti dovresti porre una domanda…

3 – Come impiegano i miei soldi

Altra domanda, o meglio la domanda da porsi è proprio questa.

La qualità degli impieghi o meglio di come la Banca sta usando il mio denaro non è cosa da poco e qui entrano in campo i famigerati NPL (Non Performing Loans) tradotto, crediti deteriorati o più semplicemente finanziamenti non ripagati!

Purtroppo negli ultimi anni nelle “pance” di quasi tutte le banche italiane si sono accumulati troppi NPL che hanno impattato pesantemente sui bilanci, vedasi il caso MPS, quello delle Banche Venete e via discorrendo, fino a diventare una piaga generalizzata che non risparmia nessuno; la stessa Unicredit, appena uscita per fortuna vittoriosa dal più grande aumento di capitale della storia italiana, se l’e’ vista brutta a causa di questo problema!!

Questo problema rappresenta infatti il denominatore, quel numero che se troppo elevato fa crollare il valore del CET1

Unicredit ha dovuto cercare i soldi sul mercato per aumentare il proprio capitale (il numeratore) altrimenti non sarebbe riuscita a superare la soglia del 10,5%.

Quindi il CET 1 mi fa una istantanea ad oggi, i dividendi e gli utili mi forniscono altre indicazioni, uno sguardo agli impieghi alla massa degli NPL presenti in bilacio mi consente una visione più dettagliata, ma fra 1 anno come potrebbe evolversi la situazione? Anche qui abbiamo un indicatore, poco conosciuto fra il grande pubblico ma che se osservato con la dovuta attenzione, ti eviterà delle sgradevoli sorprese.

4 – Unexpected Loss 1 Year (UNL1Y)

Si tratta di un indice che ci comunica il rischio default da oggi ad 1 anno di qualsiasi emittente.

Anche qui abbiamo un numero espresso in percentuale, che deve essere il più basso possibile ma se superiore partendo da una soglia minima di riferimento è meglio che cominci a prendere provvedimenti tipo pensare seriamente di cambiare Istituto!

La soglia minima di Alert è il 15%

Si è assunto come alert la soglia del 15% del rischio default ad 1 anno in quanto nel 2008, 6 mesi prima del default di Lehman Brothers negli Stati Uniti, che ha dato il via alla grande crisi, questo indice, che tutti ignoravano, a differenza degli altri indici patrimoniali che segnalavano una banca in estrema salute, indicava appunto un rischio default per Lehman del 15% da lì ad 1 anno.

Se si fosse dedicata la dovuta attenzione a questo indice molti risparmiatori si sarebbero salvati

Anche qui abbiamo aggiunto un altro tassello importante ora abbiamo l’istantanea (il CET1) abbiamo indicazioni sulla gestione (dividendi e utili) possediamo informazioni sugli impieghi (NPL) abbiamo una proiezione da qui ad 1 anno (UNL1Y) ora ci servono informazioni sull’effettivo stato patrimoniale che troveremo con il prossimo indicatore.

5 – Il Texas Ratio

Questo numero indica il rapporto fra i crediti lordi deteriorati (NPL) e la somma fra il patrimonio tangibile e gli accantonamenti dell’Istituto di Credito.

NPL (Lordi) / Patrimonio + Accantonamenti

Se il risultato di questo rapporto è inferiore a 100 (quindi il patrimonio della Banca e’ superiore ai crediti deteriorati) la Banca può considerarsi solida, se è superiore invece la situazione è problematica e vi è bisogno di capitale aggiuntivo.

< 100 = Banca Solida

> 100 = Banca da ricapitalizzare

Questo dato affiancato al CET1 indica in maniera dettagliata la capacità di un Istituto di far fronte ai propri crediti deteriorati, essendo più specifico in quanto il patrimonio netto tangibile corrisponde al capitale meno le immobilizzazioni immateriali (quello che in realtà si riesce a spendere per eventualmente ripianare le falle).

Ed ora l’ultimo ma non ultimo per importanza il Rating:

6 – Il Rating

Il Rating è un giudizio sintetico espresso da delle società specializzate (Standard &Poor’s, Moody’s, Fitch) che vanno a valutare lo stato di salute di un determinato emittente sia esso una Società, un’ Azienda, financo uno Stato.

Formato da una serie di lettere è indicatore della solvibilità o meno a breve, medio o lungo periodo dell’emittente preso in esame.

 

 

Si va da un massimo di AAA indicatore di solvibilità assoluta nel breve, medio e lungo periodo, fino alla lettera C oltre il quale vi e’ il default.

Quindi il mio consiglio torna ad essere: CET1? Certo assolutamente, ma come parte integrante di una analisi complessiva fatta tenendo conto anche di tutti gli altri fattori.

  • Rating
  • CET1
  • Utili e Dividendi
  • Impieghi (NPL)
  • Texas Ratio
  • Unexpected Loss 1 Year

Prendi tutti questi indicatori e mettili insieme, ti tracceranno un quadro sufficientemente completo della situazione patrimoniale e della effettiva solidità di una Banca, soltanto allora avrai tutti i dati oggettivi per poter prendere una decisione ponderata e razionale.

Non dimenticare mai che le Banche NON sono tutte uguali!

Ma adesso dimmi la tua, pensi che un’analisi di tutti questi indicatori ti potrà essere utile per scegliere una banca oppure lo giudichi tempo perso?

Dimmi cosa ne pensi nei commenti, sarò lieto di poterti rispondere.

A presto

MAURO

P.S.

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07 Mar 2017

Bail In e Tassi negativi COME Gestire la Liquidità Aziendale

Bail In e tassi negativi come gestire la Liquidità aziendale.

Come gestire la liquidità aziendale in un mondo dominato dal pericolo di Bail In e da tassi negativi? Qui ti fornirò le mie soluzioni.

Il problema maggiore dei responsabili gestione della liquidità di un’impresa (CFO), un tempo si riduceva alla ricerca della banca che offrisse i rendimenti più alti sui conti correnti, conti deposito eventuali pronti contro termine e/o simili.

Oggi viviamo una nuova normalità

Il mondo in cui siamo stati abituati a muoverci caratterizzato da tassi di interessi positivi non esiste più, bisogna prenderne atto ed adattarsi a questa nuova normalità dei tassi negativi.

– Come non bastasse si aggiunge anche il Bail In…

La nuova normativa del “Bail In” ha generato grossi timori, riguardo il reale impatto finanziario sulle piccole e grandi imprese che collaborano quotidianamente con il sistema bancario.

Oltre a ciò lo scenario economico attuale, dominato da tassi negativi, ha completamente sconvolto la vecchia concezione di deposito remunerato: anzi, come sta già succedendo in alcune zone europee, paesi scandinavi e Svizzera in primis…

Leggi: Anche in svizzera tassi negativi

La cosa più probabile che potrà avvenire sarà l’applicazione di tassi negativi anche alle giacenze di liquidità.

– Cosa ci dice il mercato

Per meglio comprendere il fenomeno, osserviamo insieme da vicino cosa ci dice il mercato:

  • Il parametro Euribor è negativo fino a 12 mesi http://www.euribor.it/
  • Il tasso di interesse sui depositi presso la Banca Centrale Europea (e cioè la liquidità della Banche depositata in BCE) è negativo ( -0,40%)
  • I rendimenti delle obbligazioni governative sono negativi (Vedi Tabella qui sotto)

 

 

 

 

La Germania o la stessa Svizzera, ci danno rendimenti negativi fino a 10 anni  Nel primo caso e addirittura fino ai 30 anni nel secondo caso.

Se invece amiamo rischiare un po’ di più, allora il BTP italiano a 30 anni mi regala un favoloso 2% lordo!

– BCE e la politica dei tassi negativi

La politica della BCE, dal mio punto di vista la ritengo più che giustificata; infatti a novembre 2016 sono circa 500 miliardi i depositi liquidi delle Banche presso la BCE, significa che:

Le Banche non stanno facendo le Banche

Cioè erogare credito all’economia, alle imprese (in quanto attività troppo rischiosa) preferendo tenere ferma la liquidità con il risultato di bloccare il sistema.

La politica dei tassi negativa della BCE serve appunto per

Spingere le Banche a trovare “profittevole” l’erogazione di finanziamenti

Rispetto al pagare per tenere ferma la loro liquidità.

Si è capovolto il concetto di gestione di liquidità: oggi è la sicurezza che conta, che di conseguenza si paga!

– Quali conseguenze

La strategia di gestione della liquidità e degli investimenti ha infatti visto mutare repentinamente il contesto normativo e di mercato in cui si è mossa per decenni.

  • Tassi positivi di remunerazione scomparsi
  • Chi li offre è fuori mercato
  • Quindi ha un problema
  • Per risolvere il problema fa offerte fuori mercato
  • Quindi non è un emittente sicuro

– Come la gestisco la liquidità aziendale?

Prima di qualsiasi approccio alla gestione della liquidità dovresti dare risposta alle seguenti domande:

  • Posso investire in strumenti diversi dal conto corrente bancario?
  • Se delle durate maggiori mi garantiscono un rendimento maggiore quali sono le scadenze più idonee?
  • Che tipo di approccio adottare per massimizzare i rendimenti schiacciando il rischio?
  • Quali strumenti utilizzare per evitare eventuale procedura di Bail In?

– Un suggerimento pratico

Valutare attentamente i cash flow (flussi) in entrata ed in uscita per identificare le corrette scadenze e quindi verificare il punto di maggior rendimento.

Un passo importante questo per evitare disinvestimenti non programmati che porterebbero facilmente a perdite in conto capitale.

– Domanda…ma quanto e su quali scadenze?

L’idea è quella di ottenere un rendimento remunerativo, ma al tempo stesso detenere una parte dei fondi in liquidità pura per la gestione delle uscite di cassa previste e non, oppure previste ma in maniera non corretta.

Se ci si focalizza troppo su di un singolo aspetto si rischia di sottovalutare pericolosamente l’altro ottenendo un investimento troppo ingessato ma se ci si concentra eccessivamente sul secondo aspetto il rischio è quello di avere sì un investimento flessibile ma non remunerativo.

Una possibile soluzione sarebbe quella di investire su strumenti con scadenze immediatamente antecedenti alle uscite di cassa previste, in questo modo non si dovrà ricorrere a disinvestimenti imprevisti ed otterrò il grande vantaggio di sfruttare appieno la curva dei tassi.

– Ma se non conosco i futuri cash flow?

Una possibile soluzione sarebbe quella di utilizzare strumenti finanziari con scadenze progressive, certo questo tipo di soluzione non elimina completamente il rischio legato ai disinvestimenti imprevisti, ma ne limiterà di molto l’impatto, vendendo lo strumento con la scadenza più prossima.

– 3 consigli personali

Voglio offrirti il mio punto di vista, che potrai tranquillamente commentare nello spazio disponibile al fondo dell’articolo, anzitutto affidati ad un Istituto che sia solido e con competenze certificate, attenzione agli specchietti per le allodole.

In caso di accantonamenti di liquidità per TFR , TFM o TFC dei dirigenti o/e collaboratori, puoi valutare l’utilizzo di polizze specifiche rivalutabili a premio unico per testa. Questi contratti prevedono la garanzia del capitale versato dal Contraente (L’Azienda) in quanto trattasi di fondi da destinare ai dipendenti/collaboratori (gli assicurati) in caso di fine del rapporto di lavoro/collaborazione oltre agli indiscussi vantaggi fiscali che ti ricordo qui di seguito:

Deducibilità dal reddito d’impresa del 6% del TFR annualmente versato ai Fondi
Pensione (4% per l’imprese con più di 50 dipendenti)

Esonero dal versamento del contributo al Fondo di garanzia del TFR (pari allo
0,2% del monte retributivo)
Riduzione degli oneri impropri (indennità da malattia, da disoccupazione, etc.) a
carico del datore di lavoro (dallo 0,19% del 2008 allo 0,28% del 2014)
Esonero rivalutazione del TFR (¾ tasso inflazione + 1,5%) e relativo
versamento imposta dell’11,5%
Sull’eventuale contributo versato a favore del dipendente, contributo di
solidarietà del 10% (anziché oneri previdenziali del 23,81%)
Liquidazione del TFR al dipendente direttamente da parte del Fondo; nessun
anticipo di denaro da parte dell’azienda (richiesto anche se il TFR viene trasferito
al Fondo Tesoreria INPS)

3. Gestione Professionale della liquidità’ , con soluzioni studiate su misura, a seconda delle esigenze pianificate dell’Azienda, si tratta di strumenti ritagliati a misura di azienda che soltanto gli Istituti maggiormente (solidi) e strutturati possono offrirti.

 

– Il tasso Vs. Gestione professionale

Per farti comprendere meglio i vantaggi del secondo modo di gestire la liquidità, basta mettere a confronto quello che offre il mercato attualmente:

vedi: www.confrontaconti.it

a 12 ExtraBanca offre un tasso effettivo netto dell’ 1,29%

Ma chi è ExtraBanca?

Non si conosce un granchè…25 milioni di euro di capitale, possiede 5 sportelli in tutto, non sono disponibili CET1 ne’ tantomeno un Rating ufficiale.

Un Banca di piccole dimensioni, che sta crescendo?

Oppure abbiamo l’ 1,13% effettivo netto offerto da Bancadinamica, la banca online del gruppo cassa di Risparmio di San Miniato, che sta attraversando un momento complicato, alle prese con aumenti di capitale e tagli importanti:

Leggi per approfondire: http://www.italiasalva.it/2016/09/obbligazioni-subordinate-carismi-cassa-risparmio-san-miniato-ko.html

Il mercato offre redimenti ( tra l’altro striminziti ) quando ha un problema!

Come ti ho esposto sopra in questa fase storica è sicuramente conveniente rivolgersi ad Istituti solidi e con competenze specifiche in materia che siano certificate:

 

 

RATING “AA” fonte Standard & Poors e soprattutto un know how di altissima qualita’ data dal servizio di consulenza professionale e dalla possibilità’ di poter collaborare con i miglior asset manager al mondo.

Voglio fornirti un esempio di una gestione basata su una accuratissima diversificazione del rischio, bassissima volatilità’ (0,9%) e orizzonte temporale da 1 a 3 anni.

 

 

Adesso mi rivolgo a te, anzitutto grazie per essere arrivato fino in fondo, poi mi piacerebbe conoscere il tuo punto di vista:

Ritieni che una polizza espressamente strutturata sulle peculiarità della tua azienda possa essere una soluzione interessante?

Hai altre soluzioni da proporre? Usa lo spazio qui sotto per esporre le tue idee, sarà un piacere poter conversare insieme sul tema.

A presto

Mauro

P.S.

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