Tag: titoli di stato

28 Dic 2018

Strumenti Finanziari quali e quando Usarli!

Ogni strumenti finanziario viene concepito con degli scopi precisi sia in ordine di rendimenti di durata nel tempo, e diverso grado di rischio, i quali dovrebbero in teoria (meglio se anche in pratica) coincidere con le TUE personali esigenze di risparmio.

Primo passo quindi dovrebbe essere quello di chiederti per quale motivo stai risparmiando? Poniti degli obiettivi di vita, mettili in colonna e suddividili per importanza e distribuiscili successivamente in ordine nel tempo, da qui la famosa espressione poniti degli orizzonti temporali, ad esempio:

  • Fra 3 anni vorrei acquistare una nuova casa
  • Fra 15 anni conto di andare in pensione
  • Entro 2 anni mia figlia si sposerà

E via discorrendo, fatto questo indispensabile passo dovrai procedere con l’analisi delle tue risorse attuali (quanto soldi hai oggi) e stabilire più o meno quanti soldi ti serviranno per raggiungere lo scopo che ti sei prefissato ed entro quanto tempo.

Infine la domanda delle cento pistole, quanto sei disposto a rischiare? O ancora meglio, quanto rischio ti puoi accollare senza andare in difficoltà?

Ultimo ma non ultimo, che è poi la causa di molti guai fra i risparmiatori di tutto il mondo:

  • Sai come funzionano veramente gli strumenti finanziari che sottoscrivi?
  • Che tipo di esigenze dovrebbero soddisfare?
  • Sai Che cosa rischi?
  • Hai almeno una vaga idea di quanto ti costano?

Adesso provo a darti una risposta, nella forma più semplice possibile, esponendoti le più comuni categorie di strumenti finanziari in uso fra i risparmiatori:

– Titoli di Stato

Di fatto un’obbligazione (Governative Bond), il risparmiatore presta il denaro allo Stato il quale, dopo un periodo di tempo X ti dovrà restituire i soldi a fronte del pagamento di un interesse XY quale premio.

I Titoli di Stato vengono utilizzati sovente in funzione di parcheggio del denaro in attesa di utilizzi più proficui, di spese già preventivate o per accumulare una riserva per fronteggiare eventuali imprevisti che impediscano di smontare altri investimenti più delicati.

Sono caratterizzati da una tassazione favorevole, attualmente il 12,50% inoltre la loro volatilità (sensibilità del titolo alle variazioni di mercato) è piuttosto contenuta, se parliamo di Titoli di Stato “Investment Grade”.

Di contro, non offrono rendimenti particolarmente esaltanti, ma sono comunque in grado di farti superare indenne spese ed inflazione.

Attenzione però ad alcuni rischi impliciti in tutti i titoli di Stato, mi riferisco al rischio paese in primis, un conto è acquistare dei Treasury (BOT) americano, un altro è acquistare un Bond Greco! Controlla bene gli interessi, più sono alti maggiore è il rischio paese.

Un altro grosso handicap è dato dalle clausole Cac (Clausole Azione Collettiva) in vigore per tutti i titoli di stato della durata maggiore di 1 anno per le emissioni a partire dal 1 gennaio 2013 che permettono all’emittente (Stato), di poter intervenire in caso d’emergenza modificando la durata oppure i tassi d’interesse.

Approfondisci leggendo: Clausole di Azione Collettiva, i Titoli di Stato sono ancora sicuri?

– Obbligazioni:

L’obbligazione è di fatto un prestito, che noi risparmiatori facciamo ad una impresa (Corporate Bond) la quale, dopo un periodo di tempo X ci dovrà restituire il denaro, maggiorato di un tasso d’interesse Y quale premio, nel mentre la maggior parte delle obbligazioni stacca una cedola periodica.

L’obbligazione è il secondo strumento più amato dai risparmiatori italiani dopo i Titoli di Stato, solitamente la si utilizza come investimento di medio periodo diciamo dai 3 ai 7 anni circa, in genere offrono rendimenti più contenuti rispetto ad un investimento azionario, attenzione quindi ad offerte troppo allettanti inoltre, sarebbe bene verificare un paio di cosette prima di firmare, anzitutto bisognerebbe sapere con certezza chi è l’emittente del titolo ponendosi una semplice domanda:

A chi sto prestando i soldi?

Questo perché in caso di default (fallimento) dell’emittente rischi di non rivedere più i tuoi denari; verificata la qualità dell’emittente (Parmalat docet) dovresti verificare la tipologia dello strumento, esistono infatti svariate tipologie di obbligazioni, dalle più semplici dette obbligazioni senior a tasso fisso, fino quelle più complesse e strutturate, come le obbligazioni a tasso variabile, quelle a zero coupon (niente cedola) fino a quelle subordinate le quali dopo un certo periodo si trasformano in azioni dell’emittente, cambiando radicalmente la TUA posizione, da creditore diventerai improvvisamente socio dell’emittente con tutte le responsabilità ed i rischi del caso, una volta trasformate in azioni non è nemmeno detto che tu possa rivenderle, perché potrebbero essere titoli di aziende non quotate, pertanto prive del mercato di riferimento.

Devi inoltre sapere che In caso di acquisto di una o più obbligazioni, ti accollerai TUTTI i rischi che detti strumenti portano con sé a cominciare dal rischio concentrazione che è l’esatto opposto della diversificazione, verso la quale dovrebbe tendere ogni portafoglio risparmi, se compro 10 obbligazioni di 10 società o banche italiane, la mia diversificazione è solo apparente.

Infine tieni presente che in qualsiasi caso le obbligazioni bancarie (il cui emittente appunto è una banca) rientrano nella normativa sul Bail In, pertanto in caso di crisi conclamata (caso piuttosto estremo ma verosimile) potrebbero addirittura essere azzerate.

Approfondisci la tematica sul Bail In

Nel caso quindi decidessi di investire nel medio periodo, con progetti di vita dagli orizzonti di 3 – 5- 7 anni, il mio consiglio spassionato è quello di interpellare uno specialista (consulente finanziario) prima di procedere ad un eventuale acquisto.

– Polizze Unit Linked:

Strumento che riunisce in sé le caratteristiche sia della polizza vita che quelle dell’investimento, si tratta di una polizza vita al cui interno è presente un fondo d’investimento, solitamente strutturato dalla stessa compagnia, dove i tuoi soldi verranno investiti e ti ritorneranno indietro sotto forma di interesse calcolato normalmente su base annua.

Come investimento potrai in questo caso contare sulle straordinarie possibilità offerte dall’interesse composto, come polizza invece, potrai contare sulle sue caratteristiche peculiari, quali la possibilità di individuare dei beneficiari, anche al di fuori dell’asse ereditario, ad esempio una Onlus, purché non si vada a ledere la quota legittima ovviamente, inoltre potrai sfruttare l’insequestrabilità e l’impignorabilità della polizza ( a determinate condizioni).

Le polizze Unit Linked NON sono soggette alle normative sul bail in, pertanto dal lato patrimoniali o prelievi forzosi sei al coperto, però attenzione al rischio mercato e controlla attentamente anche i costi, che potrebbero essere piuttosto onerosi, rendendo di fatto vano il tuo investimento, se la tua idea per soddisfare una particolare esigenza di risparmio è quella di acquistare una polizza Unit Linked, fatti fare un paio di preventivi da operatori diversi e valuta bene i costi, in che tipo di fondo investono, quali sono le performance passate, che non sono certo indicative di quelle future, ma servono per capire il comportamento dello strumento nelle varie fasi di mercato.

Io personalmente trovo questo strumento particolarmente indicato nel caso della pianificazione successoria, per poter predisporre in anticipo le quote da lasciare ai propri eredi, evitando così l’insorgere di sgradevoli controversie future ed al tempo stesso portare a casa rendimenti interessanti.

Leggi qui per approfondire:

Proteggere i risparmi? Usa un polizza Unit Linked

Interesse composto, come funziona veramente!

– Piani Individuali Pensionistici:

Sono Polizze Assicurative che nascono dalla necessità di poter accantonare il denaro per integrare la propria pensione futura. La Previdenza integrativa è rigorosamente regolamentata, l’unica cosa su cui dovrai porre l’accento saranno i costi d’ingresso e quelli di gestione, oltre a capire con chiarezza in che modo investono i TUOI soldi.

Esistono infatti polizze standard e polizze più evolute, che ti consentiranno un ampio margine di manovra per massimizzare i profitti, potendo scegliere ad esempio fra diverse linee d’investimento a seconda degli anni che ti mancano per giungere all’età pensionabile, raggiunta la quale potrai decidere se ritirare il malloppo in un’unica soluzione oppure optare per una rendita.

Non sono un investimento in senso stretto, non potrai disporre dei soldi a tuo piacimento, il legislatore ha messo dei paletti molto stretti in modo da garantire l’accantonamento per la pensione, di contro però godono di straordinari privilegi fiscali.

Sostituiscono in maniera formidabile il vecchio libretto o il buono postale in quanto sono aperte alla possibilità di versamenti aggiuntivi e si possono stipulare anche a minorenni.

Eccellenti da utilizzare anche quale copertura perché non sono soggette ad azioni patrimoniali tipo prelievi forzosi o procedure di Bail In, inoltre hanno anche un ottimo utilizzo in termini di pianificazione successoria, essendo appunto delle polizze e quindi offrono la possibilità di designare dei beneficiari.

Scarica qui il mio ebook gratuito sulla:

Pensione Integrativa!

– Fondi Comuni d’Investimento:

Gestire in maniera dinamica i propri risparmi, ottenere una straordinaria diversificazione, abbinare la durata (duration) dell’investimento ai tuoi orizzonti temporali, diluire e contenere i rischi, essere protetto in definitiva da patrimoniali, prelievi forzosi o procedure di bail in; i fondi comuni d’investimento e gli ETF (che vedrai fra poco) sono gli strumenti più indicati per fare tutto ciò ed alla portata di chiunque!

Con i fondi comuni d’investimento potrai contenere la maggior parte dei rischi finanziari ed adattarli come un guanto alle tue esigenze specifiche, utilizzandoli per soddisfare i tuoi progetti di vita dal termine più breve (1 – 3 anni) fino a quelli di più ampio respiro (10 anni ed oltre).

Scopri di più leggi: Fondi Comuni come dovresti utilizzarli

Le cose alle quali dovrai porre attenzione sono sostanzialmente Tre:

  1. Costi
  2. Volatilità (rischio)
  3. Orizzonte temporale

Costi: Poni particolare attenzione su questo aspetto perché i costi, se uniti poi alla tassazione sui rendimenti, ad oggi stimata al 26% potrebbero vanificare tutti i tuoi sforzi.

I fondi sono strumenti piuttosto costosi, incorporano diverse tipologie di commissioni sovente molto differenti da una società di gestione ad un’altra, il mio consiglio è quello di valutare diverse proposte di società differenti e scegliere quella che si ritiene più conveniente in termini di costi oltre che di rendimenti.

Volatilità: La sensibilità di un fondo ai movimenti di mercati (rischio mercato) qui dovresti comprendere con chiarezza quale sarebbe la tua soglia di tolleranza al rischio e per farlo diventa indispensabile il supporto esterno di uno specialista (se non hai un consulente di fiducia contattami ed esponimi i tuoi dubbi, un buon consiglio non lo nego mai a nessuno).

Fondi più stabili (obbligazionari o monetari) ma con rendimenti più modesti, se uniti insieme a dei fondi azionari, in piccole e determinate percentuali, possono farti ottenere rendimenti interessanti senza che tu debba accollarti rischi eccessivi.

Nel grafico sulle ascisse abbiamo il valore del rischio (Volatilità) mentre sulle ordinate avremo dei rendimenti (sono solo di esempio), puoi notare che, se in un portafoglio difensivo 100% obbligazionario (Arancione) viene inserita una modesta percentuale di azionario il rendimento sale, mantenendo il rischio complessivo pressoché inalterato!

All’aumentare della percentuale di azionario i rendimenti salgono ma, superata una certa soglia, anche il rischio di portafoglio esplode, pertanto si rende necessario un lavoro di analisi molto approfondito per creare una serie di portafogli ottimizzati per le tue necessità.

Orizzonti temporali: Come ti ho accennato all’inizio, ogni tuo progetto di vita dovrebbe avere una scadenza temporale che si dovrebbe abbinare alla durata di vita del portafoglio fondi.

Mi spiego meglio, fondi monetari sono concepiti per avere una durata (duration) breve 1- 3 anni per intenderci, mentre quelli obbligazionari solitamente hanno una vita finanziaria stimata per il periodo medio diciamo 3 – 7 anni, mentre quelli azionari performano bene sul lungo periodo, solitamente fissato intorno ai 10 anni almeno.

Si tratta di considerazioni generali pertanto prendile come punto di riferimento su cui iniziare ad impostare la tua personale strategia di risparmio.

Una formula molto interessante offerta dai fondi comuni, è quella di poter accedere per gradi e con piccole cifre, a mercati altrimenti preclusi per te o troppo volatili, dove i tuoi risparmi sarebbero troppo esposti, si chiama PAC (Piano Accumulo Capitale).

Per conoscerlo bene guarda il mio video: Come Funziona il PAC

Ed approfondisci anche il concetto di: Frontiera efficiente

– ETF:

Gli ETF stanno conoscendo una vera età dell’oro presso i risparmiatori italiani, almeno quelli più evoluti, sono uno strumento malleabile, poco costoso che può garantire la giusta diversificazione, la possibilità di poter gestire l’investimento in forma più dinamica, oltre ad essere protetto in caso di patrimoniali o altre amenità del genere.

In buona sostanza si tratta di fondi ma con delle caratteristiche peculiari, anzitutto nella stragrande maggioranza dei casi hanno la caratteristica di adottare strategie passive in pratica replicano l’andamento di un indice o di una certa asset class, esempio:

Un ETF indicizzato sullo Standard & Poor’s (Indice della borsa USA) avrà lo stesso risultato giornaliero dell’indice di riferimento, come pure un ETF indicizzato sull’oro ne seguirà fedelmente l’andamento dei prezzi.

Come si fa? Semplice (più o meno) i gestori, acquisteranno titoli sugli indici di riferimento (Benchmark) rispettando il più possibile la quantità proporzionale, una sorta di copia in piccolo dello stesso indice quindi, a differenza del fondo comune tradizionale, dove il gestore ha una maggiore discrezionalità nel selezionare i titoli e modificarne le percentuali per offrire (si spera) maggiori rendimenti rispetto all’indice di riferimento, in questo caso i rendimenti ricalcheranno esattamente quelli dell’indice.

Un’altra differenza rispetto ai fondi tradizionali il cui valore della quota (NAV) è determinato a fine giornata, consiste nel fatto che gli ETF possono essere acquistati o venduti giornalmente come fossero normali titoli azionari.

Infine un’ultima importante differenza riguarda i costi, che nel caso degli ETF sono decisamente più convenienti rispetto ai fondi tradizionali.

I rischi sono inferiori rispetto all’utilizzo dei fondi tradizionali, ma anche in genere i rendimenti, poni attenzione alla doppia tassazione, sia su redditi da capitale che sui redditi diversi in caso di operazioni di compravendita sul mercato degli ETF.

Personalmente trovo gli ETF uno strumento molto indicato per costruire un portafoglio con una grande diversificazione che non abbia rischi e costi eccessivi, lasciandoti al contempo ampia libertà di manovra sui titoli.

 

 

– Pronti Contro Termine (PcT):

Molto utilizzati dalle banche per finanziarsi, si tratta di un investimento di breve periodo funziona così, il risparmiatore a Pronti mette il denaro su cui viene posto un vincolo, 3 mesi 6 mesi, 1 anno, periodo durante il quale l’emittente reinvestirà i tuoi soldi; scaduto il termine il denaro ti verrà restituito a Termine con un interesse X stabilito al momento dell’acquisto.

Ottimo strumento questo per parcheggiare la liquidità in attesa di spese già preventivate oppure di investimenti più proficui, il punto chiave è avere le idee ben chiare su quali sono i tuoi progetti, perché su questo denaro verrà apportato un vincolo, quindi non vi potrai accedere prima della sua naturale scadenza.

– Conto Deposito:

In questi ultimi anni, a seguito della crisi del 2009 e del periodo di incertezza che ne è seguito molti, moltissimi risparmiatori, troppi, hanno optato per questa formula di risparmio, preferendo come al solito soluzioni semplici e che non obblighino a pensare,oppure a rivolgersi ad uno specialista che li aiuti a proteggere i propri risparmi.

Questa tipologia di strumento è da considerarsi un investimento di brevissimo termine non è certo adatto per progetti di ampio respiro, è uno strumento molto semplice (in teoria) e viene normalmente percepito dal risparmiatore come poco rischioso (molto in teoria).

Non è tutto oro quello che luccica…

Il conto deposito altro non è che un conto corrente bancario su cui versare il denaro destinato all’investimento, su cui viene apposto un vincolo, a fronte di una remunerazione (interessi) normalmente molto più alti degli interessi offerti da un conto corrente tradizionale.

Fino a qui la teoria, nella pratica dovresti anzitutto avere la più che ragionevole certezza di non avere bisogno dei denari che intendi investire fino alla scadenza, perché in caso contrario perderesti gli interessi offerti dal contratto, sempre che ti sia possibile svincolarli.

Un punto focale sul quale porre particolare attenzione risiede nel fatto che la remunerazione offerta (interessi) sono inversamente proporzionali allo stato di salute della banca,pertanto diffida da offerte troppo allettanti, prova a visionare la proposta di almeno un paio di Banche differenti prima di muoverti.

Leggi con attenzione: I 6 indicatori da considerare PRIMA di scegliere una Banca…

Tieni sempre a mente che, in caso di dissesto della banca il conto deposito rientra nella normativa sul Bail In inoltre se da un lato è vero che i conti deposito sono tutelati (anche qui in teoria) dal fondo di tutela interbancario sui depositi fino a 100.000 euro, questo non è sempre vero nel caso delle Banche estere, pertanto prima di procedere è sempre meglio avere le idee molto chiare ed in caso di dubbi chiedi sempre ad uno specialista che non sia interessato, visto l’ovvio conflitto d’interessi in cui versa l’impiegato della banca.

– Buoni Postali Fruttiferi

Un altro grande must per i risparmiatori italiani, emessi da Cassa Depositi e Prestiti e collocati in esclusiva da Poste Italiane SpA; strumenti semplici (o quasi) non prevedono commissioni di sorta, hanno una tassazione agevolata al 12,50% addirittura nulla se sotto i 5.000 euro, possono essere sottoscritti e riscossi in qualsiasi momento (se entro il primo anno non maturano interessi) e sono anche esenti dalle imposte di successione.

In poche parole un discreto strumento di liquidità a breve termine in attesa di spese preventivate o come regalo per il nipotino, tutto molto carino, però anche in questo caso sarebbe opportuno fare attenzione ad un paio di cosette…

Prima di tutto attenzione all’imposta di bollo, stimata ad oggi allo 0,20% / annuo, se consideriamo che gli interessi proposti sovente sono inferiori a BTP con la medesima scadenza, se unita alla tassazione del 12,50% potrebbero rendere l’investimento non produttivo.

Pertanto tieni sempre presente il motivo per cui accantoni i risparmi, se il tuo obiettivo è di breve o brevissimo termine ok, ma se hai in progetto un periodo più lungo esistono soluzioni a parità di rischio decisamente più remunerative.

Non è chiaro poi (dalle note informative non si evince) se i BFP sono da considerarsi titoli di stato a tutti gli effetti e quindi soggetti alle clausole Cac oppure no.

Poni infine particolare attenzione ai Buoni Postali detti Dematerializzati parolone sofisticato che indica di fatto un prodotto derivato, in quanto il loro valore deriva da quello di un’altra attività finanziaria, pensiamo ad esempio ai buoni postali indicizzati all’inflazione, oppure quelli indicizzati ad altri indici borsistici tipo l’Eurostoxx 50, in questo caso ti esponi in pieno al rischio mercato, certo non c’è nulla di cui preoccuparsi, ma è bene fare delle valutazioni a monte sull’opportunità o meno dell’utilizzo di simili strumenti.

– Conclusioni

Come avrai potuto intuire da questa mia piccola guida introduttiva, l’universo degli strumenti finanziari è molto complesso ed articolato, in linea di principio ogni strumento finanziario è valido, oppure potrebbe anche non esserlo, dipende da una miriade di fattori diversi, obiettivi di vita, tempo a disposizione, grado di sopportazione del rischio, situazione famigliare, età, conoscenza dei rischi impliciti che lo strumento incorpora e via discorrendo.

Per questo motivo non finirò mai di ripeterlo, prima di firmare un qualsivoglia contratto, chiedi sempre consiglio ad un esperto, il quale possiede tutte le competenze e l’esperienza necessarie per aiutarti a prendere decisioni consapevoli e valutare quale sia lo strumento più adatto ai tuoi personali bisogni.

Sei riuscito/a a leggere fino a qui complimenti!

Adesso però fammi conoscere il tuo pensiero, nel corso degli anni ti è mai capitato di utilizzare qualcuno degli strumenti che ti ho descritto sopra?

Quali impressioni ne hai ricavato?

Fammi conoscere la tua opinione nei commenti.

A presto

 

02 Nov 2018

Mercati e Risparmio, la regola d’oro che TI RIGUARDA!

Nei mercati finanziari esiste una regola d’oro, sconosciuta alla maggior parte dei risparmiatori, non seguirla porta a conseguenze negative.

Non è sicuramente un momento facile per l’Italia e per i risparmiatori; Rating giù, a un pelo dalla “spazzatura”, dispute tra Governo e Commissione UE, crescita dei tassi d’interesse e dello spread, Il Primo Ministro Conte che chiede a Trump e a Putin di impegnarsi a comprare i nostri titoli di Stato e tanto tanto altro ancora.

Risultato? Molta paura e soprattutto, a mio parere, manca una capacità critica di lettura della situazione attuale che possa aiutare il risparmiatore ad orientarsi meglio, cerchiamo allora di fare chiarezza.

Partiamo da un Assioma: un assioma (fonte WIKIPEDIA) “è una proposizione o un principio che è assunto come vero, perché ritenuto evidente o perché fornisce il punto di partenza di un quadro teorico di riferimento”.

Eccoti quindi la Regolina d’oro:

– Perché parto da qui?

Perché questa regola fa parte a pieno titolo del “bignamino” dell’ ABC della Finanza e trovo strano che Primi Ministri e Governanti l’abbiano sottovalutata o addirittura dimenticata. Se invece non la conoscono, sarebbe il caso che qualcuno gliela spieghi ed in fretta! Il momento che stiamo attraversando infatti, ruota tutto intorno a questa regolina semplicesemplice.

Gli investitori, oggi, scappano dal rischio Italia. scappare, in termini finanziari, significa Vendere!

Perché si vende come se non ci fosse un domani e cosa accade sul mercato quando si vendono in massa i nostri Titoli di Stato, i nostri tanto amati BTP & Co?

Rispondo alla prima parte della domanda con un’altra domanda, presteresti dei soldi a qualcuno sapendo che molto probabilmente non te li restituirà? La risposta è palese …

Quindi, gli investitori vendono perché aumenta il rischio che i soldi prestati all’Italia, non vengano restituiti, da qui inizia una catena di eventi, un circolo vizioso molto pericoloso che funziona in questo modo:

  1. Salgono i rendimenti – La vendita massiccia di titoli che fa seguito ad una repentina diminuzione della domanda (nessuno li vuole), quindi, come accade per qualsiasi bene sul mercato (pensiamo al nostro amato mattone, per rendere appetibile la mia casa che nessuno vuole, devo abbassare il prezzo e renderla un’opportunità profittevole!) i prezzi scendono ed i rendimenti salgono, per rendere i titoli più appetibili e sperare che qualcuno li compri.

Per alcuni sarà un’ovvietà, per molti non lo è:

Il rendimento e il prezzo delle obbligazioni sono legati da una relazione inversa.

2. Sale lo spread – Se i rendimenti dei BTP salgono, s’allarga anche lo spread con i titoli tedeschi, che in questi casi di norma scendono perché gli investitori corrono ad acquistare obbligazioni di teutonica solidità.

Esempio: Vicino alla mia casa hanno da poco costruito un inceneritore, mentre nei pressi di quella del mio amico Gianni, hanno costruito un parco, con un laghetto ed una pista ciclabile. La differenza fra il valore della mia casa e quella di Gianni aumenterà perché ci sarà più domanda per la casa di Gianni rispetto alla mia!

3. Calo del valore di mercato dell’investimento – Se si hanno titoli come i BTP in portafoglio, la salita dei rendimenti comporta un calo del valore di mercato, dunque una minusvalenza potenziale, che si realizza se si vende (la mia casa, ahimè, varrà sempre meno sul mercato rispetto al prezzo a cui l’avevo comprata!).

4. Credit-crunch – Poiché i bilanci delle banche italiane sono farciti di titoli di Stato, se il loro prezzo cala si deteriorano i bilanci. E se il deterioramento è significativo, le banche sono costrette dalla normativa (che richiede un intuibile equilibrio tra voci dell’attivo, come gli investimenti in BTP, e voci del passivo, come i crediti erogati) a ridurre mutui e finanziamenti. Si chiama credit-crunch: è l’incepparsi del credito, motore dell’economia in cui viviamo. Per la legge della domanda e dell’offerta, riducendosi l’offerta di credito, tende ad aumentarne il prezzo: cioè il tasso d’interesse pagato da chi s’indebita.

5. Peggiora il nostro Rating – Folle di esperti dell’ultima ora sottolineano quanto poco obiettive siano le agenzie di rating, e quante cantonate abbiano preso in passato, in parte è vero, peccato che sia del tutto irrilevante.

Infatti, la cosa certa è che l’eventuale futuro declassamento da titoli Investment Grade a “titoli spazzatura” (o junk, o High Yield, che suona meglio però non cambia la sostanza e l’odore) implicherebbe la vendita secca di titoli di Stato italiani a prescindere da questioni di merito sul giudizio delle agenzie di rating.

E si ricomincia da capo : gli investitori non si fidano e continueranno a vendere.

Tornando a dove eravamo partiti, e cioè dalla regola d’oro, ecco spiegato come determinate politiche che non ne tengano conto ( la costruzione dell’inceneritore vicino alla mia casa) rischiano di dare il via al circolo vizioso che potrebbe portare in ultima istanza verso scenari che spero, non si auguri nessuno (default /uscita dall’eurozona).

Ma vediamo un’ altro dato significativo, l’attuale CDS (Credit Default Swap) dell’Italia.

Esempio : Immagina di possedere una Fiat 500 ed essere residente a Mantova dove paghi un’assicurazione di 300 euro/anno. La stessa Fiat 500 pagherebbe lo stesso premio assicurativo se tu fossi residente a Napoli piuttosto che a Palermo? Assolutamente no: le Assicurazioni non ragionano per “campanilismi”, ma in base a statistiche: purtroppo gli incidenti d’auto sono molto più frequenti a Napoli e a Palermo piuttosto che a Mantova e di conseguenza, il premio per proteggerti dal rischio incidente che pagherai se fossi residente a Napoli o a Palermo sarebbe sicuramente più alto; ecco spiegato cos’è il CDS: un premio assicurativo, per proteggermi da cosa? Dal rischio default, che più aumenta, più aumenta il premio da pagare per assicurarsi.

Ecco l’andamento del CDS a 5 anni dell’Italia dalla nascita dell’attuale Governo (maggio 2018).

Ed ecco i premi contro il rischio default che oggi si paga per la Grecia , per la Spagna ed infine per la Germania.

Il premio che attualmente si paga per proteggersi dal default dell’Italia è molto più vicino al premio che si paga per proteggersi dal Default della Grecia, per la Spagna si paga addirittura 1/3 del nostro premio, non parliamo ovviamente della Germania, pertanto chi urla al complotto dei mercati, non ha capito un concetto molto semplice, cioè che:

Non esistono complotti!

Immagina per un attimo il gestore di un enorme fondo pensione Giapponese, sai quanto gli interessa di Salvini e Di Maio che stanno a migliaia di chilometri di distanza fisica e culturale? Semplicemente nulla! Se le prospettive del debito italiano peggiorano, le agenzie di rating emettono giudizi negativi, le ricerche consigliano di vendere titoli Italia, il gestore del fondo pensione giapponese schiaccia un bottone e vende, quello di non rischiare le masse di denaro che gli sono state consegnate in gestione è il suo lavoro punto. Il leggendario “mercato” funziona così.

In ogni caso, mantieni calma ed il sangue freddo, i rischi più grossi a cui possono andare incontro i nostri risparmi vanno da una patrimoniale (quando si inizia a dire che la “grande ricchezza degli italiani è il loro risparmio privato”, io inizio a preoccuparmi!) all’uscita dall’euro e quindi al ritorno alla lira (che significherebbe una svalutazione di almeno il 40%!) quindi che cosa fare? I metodi per mettersi al riparo esistono e sono alla portata di tutti, ne ho già parlato in questo mio video:

L’unica protezione dal rischio specifico (rischio Italia) e dal rischio valutario ( uscita dall’euro) è aver pianificato a monte, una corretta diversificazione di portafoglio, utilizzando, magari, strumenti non di diritto italiano come a titolo d’esempio, SICAV (la maggior parte sono di diritto irlandese o lussemburghese) o polizze vita possibilmente di diritto irlandese.

Per approfondire leggi anche il mio articolo: La chiave per proteggere i tuoi risparmi”

Hai letto fino a qui ottimo! Adesso però dimmi cosa pensi, secondo te, stiamo andando verso uno scontro frontale con l’Europa ? Pensi che un’uscita dall’Euro sia un’eventualità concreta?

Lasciami le tue risposte nei commenti, sarò lieto di conversare con te sul tema.

Se invece desideri espormi le tue domande in forma più riservata, contattami pure personalmente ti lascio qui di seguito i miei riferimenti, fare due parole non costa nulla ma può fare per te la differenza.

Tel: 0376 220190

mail: mauro.valentino@allianzbankfa.it

www.maurovalentino.com/contatti

A presto

18 Mag 2018

Clausole Azione Collettiva i Titoli di Stato Sono ancora Sicuri?

L’Italico popolo ha sempre avuto la passione per i Titoli di Stato considerati come investimento sicuro, ma è davvero ancora così?

 

Titoli di Stato, Obbligazioni Governative, Titoli del debito o se vogliamo fare i fighetti, Foreign Bond, sono titoli emessi dallo Stato per sovvenzionare le proprie spese.

Chi li acquista ha diritto a ricevere degli interessi con cadenza periodica (cedole) ed allo scadere del prestito, ha diritto di ricevere indietro il denaro investito. Noi cittadini/risparmiatori diventiamo quindi creditori nei confronti dello Stato.

In Italia i Titoli di Stato Bot, BTP, CCT, CTZ, Buoni Postali Fruttiferi ecc. hanno negli anni acquisito fama di investimento sicuro, tanto da divenire uno dei due pilastri su cui si è concentrato il risparmio degli Italiani dal dopoguerra ad oggi.

Purtroppo dal 2013 le regole sono cambiate e questa certezza si è ridimensionata, ma prima di addentrarmi nella tematica ci tengo a sottolineare che non esistono investimenti privi di rischio, minore o maggiore il rischio c’è sempre, ma non solo, esso è indissolubilmente legato al rendimento, maggiore il rendimento maggiore il rischio, spero che questa semplice legge immutabile della finanza ti sia chiara prima di proseguire il nostro discorso.

Clausole di Azione Collettiva (CACS) sono state introdotte dal MEF, Ministero Economia e Finanze con decreto n° 96717 del 7 dicembre 2012 pubblicato in GU 18 dic 2012 operativo da 1 gennaio 2013, come parte integrante del trattato ESM (European Stability Mechanism) e del trattato sul Fiscal Compact, pertanto si tratta di normative applicate in tutta l’area Euro. 

Per approfondire ti lascio i link ai trattati: 

 

CACS

ESM 

FISCAL COMPACT  

 

Come ho detto, l’Italico popolo ha una passione direi quasi viscerale per 2 cose:

 

  • Il Mattone
  • I Titoli di Stato

 

Anche se in questi ultimi anni le cose cominciano a muoversi verso altre direzioni, resta il fatto che la stragrande maggioranza dei risparmiatori italiani resta ancorata a queste colonne portanti come evidenzia chiaramente questo diagramma.

 

 

Ma perché i Titoli di Stato hanno un così grande appeal verso il risparmiatore italiano? Le risposte sono molte, ma la più importante a mio avviso, rimane quella del fatto che il risparmiatore italiano anzitutto semplicemente non si fida e vede nello Stato la sua ancora di salvezza, in un mondo (la finanza) di cui non comprende appieno i meccanismi ed è terrorizzato (sovente con ragione) dall’utilizzo di strumenti che potrebbero mettere a repentaglio i propri sudatissimi risparmi. Lo Stato rappresenta, per il risparmiatore medio, la garanzia di restituzione del capitale, ovvero di non perdere i propri sudati risparmi, rende poco? Non è un problema, l’importante è che il patrimonio sia sicuro.

 

“Io voglio un investimento che sia sicuro”

 

Recita la frase tipica che negli anni mi sono sentito ripetere innumerevoli volte, ma devo essere onesto con te, ti devo comunicare una notizia che so non ti piacerà, con l’introduzione delle Clausole di Azione Collettiva viene a mancare la certezza dello Stato come fonte finale di salvaguardia del nostro risparmio, il concetto di investimento sicuro comincia a scricchiolare.

 

I Titoli di Stato de facto non sono più garantiti dallo Stato al 100%

 

Spero vorrai perdonare il gioco di parole, ma la realtà è proprio questa, i Titoli di Stato non sono più da considerarsi un investimento sicuro a prescindere, fattene una ragione di vita ed andiamo avanti nella disamina.

Le Clausole di Azione Collettiva, nonostante il nome simpatico, nulla hanno a che vedere con le class action dei comuni cittadini intentate contro le multinazionali o gli Stati, sono in realtà parte del Trattato ESM il cui scopo è quello di consentire a Nazioni in difficoltà di poter ristrutturare il proprio debito, e fra le varie modalità è stata inserita anche la quella d’intervenire direttamente sui Titoli di Stato, ma in che modo?

 

  • Le CACs nel dettaglio

 

Le Clausole di Azione Collettiva consentono all’emittente del titolo, lo Stato in questo caso, nel caso di conclamata difficoltà (default) di rinegoziare le condizioni contrattuali stipulate a suo tempo; lo Stato quindi ed i grandi investitori istituzionali (Istituti bancari/Assicurativi e Fondi) si riservano pertanto una libertà quasi assoluta di manovra, in questo senso.

 

Si potranno rivedere scadenze, importi, cedole, tassi e valuta

 

Questo incrina fortemente, a mio avviso, il concetto leggendario di investimento sicuro di cui sono ammantati i Titoli di Stato.  Per essere sicuro che tu abbia compreso, adesso ti faccio una lista sintetica delle operazioni che uno stato (di concerto con la maggioranza dei possessori di Titoli di Stato) potrebbe intraprendere su un eventuale titolo emesso dopo il 1 gennaio 2013.

 

  • Posticipare la data di scadenza
  • Ritardare il pagamento delle cedole
  • Decurtare il pagamento di cedole e rimborsi
  • Cambiare il metodo di calcolo dei pagamenti
  • Cambiare la valuta di pagamento

 

  • Non disperiamo ci sono dei limiti

Non è che siamo finiti tutti in mano ad un branco di satiri, esistono dei limiti, anzitutto le CACS possono essere applicate soltanto su titoli emessi successivamente al 1 gennaio 2013, pertanto sulle emissioni precedenti non saranno applicate; inoltre hanno valore soltanto su emissioni superiori ai 12 mesi i BOT quindi sono esclusi, inoltre la decisione finale spetta allo Stato, previo il consenso della maggioranza dei detentori i titoli in questione.

In caso di applicazione delle Clausole di Azione Collettiva non verranno colpiti tutti i titoli di Stato, bensì potranno essere applicate al massimo sul 45% dell’ammontare totale dei Titoli emessi in uno specifico anno, questa norma ricade sotto quella che viene eufemisticamente chiamata tutela parziale.

Inoltre affinché le CACs vengano applicate, ci deve essere il consenso a maggioranza di almeno il 75% oppure dei ⅔ dei detentori dei titoli pubblici, la domanda a questo punto è, chi sono? In questo caso si fa riferimento in particolare a Banche, Assicurazioni e Fondi, sono loro infatti a detenere la stragrande maggioranza dei titoli nelle loro “pance”. Qui sorgerebbe il tema della preponderanza contrattuale di Stato ed Investitori istituzionali nei confronti dei privati cittadini, ma questa è un’altra storia, magari la potremo approfondire insieme nei commenti.  

Riepilogando quindi, affinché le CACs possano diventare operative devono sussistere conclamate condizioni di insolvenza (default) da parte dello Stato, inoltre hanno i seguenti limiti:

 

  • Applicate solo a titoli emesso dopo il 1 Gennaio 2013
  • Solo per Titoli con scadenza superiore ad 1 anno (i Bot sono esclusi)
  • Possono essere applicate al massimo sul 45% delle emissioni di uno specifico anno
  • Consenso maggioranza di almeno il 75% oppure i 2/3 dei detentori i Titoli

 

Il dubbio però mi viene pensando, chi sarà mai il possessore del 45% dei titoli sul totale delle emissioni di uno specifico anno? Ai posteri, ed anche a te, l’ardua sentenza.

 

  • Attenzione anche ai BTP Italia

 

Le clausole di cac sono applicabili anche sui famosi BTP ITALIA,  titoli indicizzati all’inflazione italiana che possono essere acquistati online, hanno un rendimento minimo, una protezione dalla deflazione e niente commissioni bancarie, se poi te lo tieni fino alla scadenza c’è un premio, ora tutto questo è seriamente messo in discussione nel caso, molto remoto e malaugurato di applicazione delle CACs.

Ti faccio cortesemente notare che tutti i Btp Italia a partire dal 1 gennaio 2013 sono sottoposti alle clausole CACS, non ci credi?

Puoi facilmente verificarlo da qui (ci sono elencati i Btp Italia in base alle scadenze) la clausola la trovi nella scorrendo la sezione: Sintesi dei termini e condizioni principali dei Titoli

 

 

A me piace pensare che le CACS siano state create come una sorta di extrema ratio, più che altro per tranquillizzare i mercati su eventuali rischi default di qualche paese dell’Eurozona, il pericolo che possano entrare in vigore è veramente minimo, il fatto stesso di ricorrere a queste clausole sarebbe di per sé una dichiarazione esplicita di default, ma comunque ci sono, esistono e bisogna tenerne conto in fase di pianificazione dei propri risparmi/investimenti.

Quello su cui ho voluto porre l’accento in questo articolo non è il fatto che tali clausole possano o meno essere attivate nel futuro prossimo, bensì un principio che il Trattato Europeo di Stabilità (ESM) ha definito, ovvero:

 

Il principio secondo cui i Titoli di Stato

non hanno più

la garanzia assoluta dello Stato

 

  • Che faccio allora, non investo più in Titoli di Stato?

 

Assolutamente non ti sto dicendo questo!

 

Il BTP come qualsiasi altro titoli di Stato, compresi i Buoni Postali Fruttiferi, trovano certamente il loro spazio all’interno di un portafoglio ben diversificato, come anche dei fondi che investano in Titoli di Stato di altri paesi, le CACS, te lo ripeto, sono procedure che per essere messe in campo ci si dovrebbe trovare un una situazione di default conclamata, che al momento non è plausibile, ma io personalmente non conosco il futuro e non so cosa accadrà da qui a 5 o 10 anni, il messaggio che voglio far passare è:

 

Non esiste un investimento privo di rischio!

 

  • Le cose che potresti fare fin da subito

Il mio suggerimento è quello di valutare molto attentamente ogni singolo euro che vuoi investire, possibilmente con il supporto di una guida esperta come un consulente finanziario, il quale possiede tutte le competenze, l’esperienza e soprattutto le informazioni necessarie per aiutarti a collocare al meglio i tuoi risparmi (compresi eventuali Titoli di Stato) rendendoli funzionali al conseguimento dei progetti di vita tuoi e della tua famiglia.

Un altro mio suggerimento è sicuramente quello di diversificare di non mettere, come si suol dire tutte le uova in un paniere, bensì di spalmare i tuoi risparmi su strumenti che investano in mercati differenti con caratteristiche diverse, anche in questo caso la presenza al tuo fianco di un professionista diventa indispensabile, grazie alla sua profonda conoscenza dei mercati potrai trovare le soluzioni più adatte ai tuoi scopi senza assumerti rischi eccessivi.  

 

Hai letto fino a qui ottimo!

 

Adesso sono curioso, hai acquistato dei Titoli di Stato negli ultimi 5 anni? Il collocatore ti ha mai parlato compiutamente delle clausole CACs?

Lasciami la risposta nei commenti, oppure ponimi le domande che ritieni necessarie per approfondire il tema, sarò lieto di poterti rispondere e dialogare con te.

Se poi desideri saperne di più, essere costantemente aggiornato, leggere i miei contenuti e visionare i video tutorial, non hai che da iscriverti alle newsletter oppure al mio canale YouTube, lo potrai fare cliccando qui sotto.

www.maurovalentino.com

YouTube: Mauro Valentino (Aperitivo con il Consulente)

A presto

 

Mauro

 

05 Gen 2018

Conto Deposito Titoli ma quanto costa VERAMENTE?

In quanto cliente di una banca se hai intenzione di acquistare dei Titoli di Stato, oppure delle azioni od obbligazioni, devi sapere che per poterlo fare è necessaria l’apertura di un apposito conto denominato conto deposito titoli o più comunemente dossier titoli.

Si tratta di un contenitore all’interno del quale, verranno inseriti i titoli che intenderai acquistare o vendere; la procedura di apertura varia da banca a banca, molte ad esempio, lo attivano contestualmente all’apertura di un conto corrente (se non acquisti titoli non lo paghi) per una questione di comodità, nel caso il cliente possa decidere in seguito all’apertura di un conto di effettuare operazione di compravendita titoli, il contenitore è già pronto.

– Occhio alle spese!

Possedere un Conto Deposito Titoli comporta delle spese ovviamente, a questo punto ti consiglio caldamente di leggere con molta attenzione la nota informativa dove sono inserite tutte  le spese previste per il conto titoli in questione.

Perché oltre a delle spese fisse come l’imposta di bollo (tassa dello Stato) tutte le altre spese, per la tenuta del conto, le commissioni di acquisto o vendita titoli ecc. possono variare ed anche di molto!

Leggi sempre con estrema attenzione la nota informativa

Cominciamo dalla parte che potremo definire fissa ovvero le tasse, in questo caso saranno uguali per il dossier tu decida di aprire presso qualsivoglia intermediario.

  1. Imposta di bollo ad oggi è dello 0,20% del valore di mercato dei titoli in essere nel dossier
  2. Tassa di 34,20 Euro per giacenze superiori ai 5.000 euro

Ricorda che l’imposta di bollo di euro 34,20 sul conto deposito titoli si va a sommare a quella, sempre di euro 34,20 sul conto corrente bancario, diventando la bellezza di 68,40 euro / anno!

A questo dovrai aggiungere un canone per la tenuta del conto deposito titoli, eventuali spese di custodia e ricordati anche che ogni volta che effettui operazioni di acquisto vendita un titolo pagherai una percentuale che potrà essere fissa o variabile a seconda del controvalore investito e qui ogni Banca fa il suo prezzo, le cui differenze possono essere notevoli!

 

 

 

 

– Come si calcola l’imposta di bollo? 

L’imposta di bollo conto deposito 2018 si calcola in base al valore di mercato dei titoli presenti nel conto deposito, ma in assenza di questo dato, si fa riferimento al valore nominale o di rimborso dei prodotti finanziari al 31 dicembre di ciascun anno di imposta.

Ai fini di calcolo del bollo costo depositi, le banche e gli intermediari, si basano quindi sull’intero anno e l’imposta è rapportata al periodo rendicontato per le comunicazioni inviate periodicamente, in caso di chiusura del rapporto finanziario o di apertura nel corso dell’anno.

In definitiva i miei consigli di oggi sono tre:

  1. Leggere con estrema attenzione la nota informativa
  2. In caso di dubbi chiedere spiegazioni all’impiegato o al consulente
  3. Valutare 2 o 3 Banche diverse prima di decidere

Adesso però tocca a te, hai mai letto le condizioni del tuo conto titoli?

Sai esattamente quanto stai spendendo per gestire i tuoi titoli di stato e le tue obbligazioni?

Che resti fra noi (non è per tutti) io ho una possibile alternativa, LEGGI QUI