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06 Set 2018

SMART WORKING Per aumentare e migliorare la PRODUTTIVITA’

Inutile girarci intorno, ormai è un dato consolidato, lo smart working riduce l’assenteismo, aumenta la produttività, taglia i costi e migliora il clima aziendale.

 

Lo so cosa stai pensando no, non me lo sono sognato questa notte, sono le risultanze del convegno sullo stato dello smart working in Italia tenuto dall’osservatorio Smart Working della School of Management del politecnico di Milano svoltosi lo scorso ottobre a Milano.

Gli studi condotti dall’osservatorio, confermano che la gestione autonoma dei tempi e degli spazi lavorativi genera un 15% in più di produttività, migliorando al contempo anche la qualità complessiva sia del prodotto/servizio offerti, oltre che il clima aziendale.

  • Strategie di smart working i vantaggi in sintesi

Applicare strategie strutturate di smart working nella propria azienda piccola o grande che sia, porta a degli innegabili vantaggi per tutti gli attori coinvolti, dall’imprenditore al manager al dipendente.

Pensiamo alla riduzione dei tempi e relativi costi di trasferimento da e per il luogo di lavoro, abbattimento dei quali per un dipendente equivarrebbero già ad un considerevole aumento di stipendio, oppure al miglioramento del work-life balance che interessa in particolar modo le donne, che potrebbero in questo modo meglio coniugare gli impegni personali con quelli lavorativi usufruendo proprio della flessibilità offerta dallo smart working.

Con l’introduzione di un progetto di smart working diffuso si viene a ridurre in maniera drastica anche l’assenteismo, proprio in virtù del miglioramento del clima aziendale, dove si verrà ad instaurare un vero rapporto fiduciario non solo fra imprenditore e manager, ma anche fra manager e dipendenti e fra imprenditore e dipendenti, aumentando di conseguenza la fidelizzazione dei collaboratori con tutti i vantaggi in termini di aumento della produttività sia in termini qualitativi che quantitativi.

  • Lato imprenditore

Fra le altre cose si andranno a tagliare in maniera considerevole anche i costi delle strutture fisiche (gli uffici) che andranno riprogettati in un’ottica di smart working diffuso sia in termini di allestimento che in quelli di dimensione, riduzione quindi della voce di costo che per un qualsiasi imprenditore non è proprio l’ultima nel bilancio!

Con le tecnologie odierne, prime fra tutti il Cloud, si consente la compressione dei costi legati all’hardware ed al software, ma più di tutti, se ben pianificato, consente di lavorare, comunicare e collaborare con i propri manager ed i propri dipendenti condividendo le informazioni con i vari team in tempo pressoché reale ovunque nel mondo.

  • Lato dipendente

I dipendenti ed i manager dal canto loro potranno, a seguito della maggiore e migliore produttività, più facilmente accrescere il proprio reddito, grazie agli avanzamenti di carriera oppure a benefit di varia natura, forniti per il conseguimenti di risultati, mentre per il pubblico femminile si offre la straordinaria possibilità di poter meglio gestire il proprio work life balance, potendo gestire in maniera equilibrata impegni privati (figli,scuola, asilo, spesa, faccende domestiche) con quelli lavorativi in maniera decisamente più elastica e ritagliata su misura.

  • La situazione attuale

Attualmente lo smart working sta maturando ed a mio avviso si trova in una fase in cui ha lasciato la fase embrionale e si appresta a diventare un mercato maturo.

Sempre secondo i dati della ricerca condotta dall’osservatorio sullo smart working il 36% delle grandi imprese ha già messo in campo progetti strutturati anche se progetti che abbiano portato ad un ripensamento complessivo dell’organizzazione del lavoro sono ancora limitati riguardando il 9% delle grandi imprese.

Anche fra le PMI si sta muovendo qualcosa, basti pensare che il 48% delle PMI intervistate si dichiara interessata a mettere in campo un progetto seppur limitato di smart working.

  • Sviluppi futuri

Sempre secondo le stime dell’osservatorio sullo smart working, citato sopra, considerato che ad oggi gli smart worker sono 350.000 su un totale complessivo di 5 milioni di lavoratori, supposto che nei prossimi anni lo smart working possa raggiungere il 70% dei lavoratori interessati, ne consegue che l’incremento della produttività media si stima intorno ai 13,5 miliardi di euro!

Lo smart working in Italia non potrà fare altro che crescere, la tecnologia oggi consente di poter svolgere in maniera efficace e soprattutto in sicurezza il proprio lavoro da remoto, sia come singolo che in team, offre la possibilità di poter condividere in tempo reale il proprio lavoro con il team, di poter gestire in maniera più proficua il tempo, pensa che il solo risparmio di tempo, attualmente dedicato agli spostamenti, sarà una risorsa preziosa che verrà destinata al lavoro, senza considerare che, anche solo 40/50 ore all’anno risparmiate porterebbe ad una riduzione di emissioni di CO2 si stima pari a 135 Kg per persona!

lo smart working rappresenta oggi per le imprese piccole o grandi che siano, la classica prateria verde, ripensare il lavoro in termini di flessibilità, autonomia, responsabilizzazione sono i cardini su cui si dovranno implementare le strategie di smart working di domani.

  • Concludendo

L’utilizzo in futuro dello smart working come regola e non più come eccezione sarà l’occasione per rendere le aziende italiane più produttive e flessibili, offrendo la possibilità di creare un vero rapporto fiduciario con i collaboratori aumentando la motivazione e facendo in modo che essi possano esprimere appieno la loro passione ed il loro talento.

Personalmente ritengo che lo smart working possa rappresentare oggi per un imprenditore un aspetto dell’organizzazione del lavoro che non può più permettersi d’ignorare, certo per implementare una vera strategia di smart working sarà necessario ripensare completamente l’attuale organizzazione del lavoro, ma i risultati ripagheranno tutto l’impegno profuso.

Bene hai letto fino a qui, adesso però dimmi la tua, pensi che nella tua azienda sia pensabile implementare una strategia, seppur limitata a qualche figura professionale, di smart working?

Lasciami i commenti qui sotto e ti risponderò quanto prima, a presto e grazie per il tuo tempo.

Mauro Valentino

02 Ago 2018

Welfare Aziendale nelle PMI? Con la RETE d’Impresa si può!

Il welfare aziendale coniuga la necessità di protezione del potere di acquisto da parte dei lavoratori con l’esigenza di rendimento Aziendale.

I dipendenti in genere hanno la tendenza a sentirsi maggiormente tutelati all’interno di grandi aziende piuttosto che in quelle di più modeste dimensioni, questo perché la grande azienda possiede strutture e risorse adeguate a consentirgli di mettere in campo iniziative di welfare efficaci, al contrario le micro e piccole imprese hanno sovente difficoltà a gestire dei piani di welfare, perché non adeguatamente strutturate e sovente con budget insufficienti, eppure rappresentano il 99% delle imprese italiane ed assorbono l’81% della forza lavoro complessiva, ma nonostante questi numeri:

“ Solo il 21% delle piccole imprese dichiara di avere un piano di welfare a fronte di un 60% delle medie e del 69,2% delle grandi” 

Fonte: OD&M Consulting

Il welfare aziendale non si esaurisce in un extra da fornire ai dipendenti, si tratta di un investimento di lungo periodo il cui obiettivo, a seguito del maggior benessere di dipendenti e loro famigliari è quello di rendere maggiormente competitiva sia in termini qualitativi che quantitativi la tua azienda.

Le imprese più piccole fin troppo sovente (non certo per mancanza di volontà) non possiedono le risorse per poter implementare dei progetti di welfare aziendale, hanno di conseguenza maggiori difficoltà a risultare adeguatamente competitive, con il rischio concreto di essere tagliate fuori dal mercato.

A questo punto la domanda che mi sono posto è come si può consentire anche alle aziende più piccole di poter accedere a questo processo virtuoso e beneficiare dei suoi vantaggi?

 

– Devi fare rete!

Al mattino entriamo nello studio, nel laboratorio, in negozio, nel nostro ristorante e tutti, ma proprio tutti, abbiamo uno smartphone in mano, forse non ne siamo consapevoli ma facciamo già parte di una rete, immensa, Internet…

Vero che la maggior parte delle aziende italiane sono piccole o di media dimensione, ma sono tante!

Io penso che integrare le aziende più “piccole” in un’unica grande rete, possa consentire loro di beneficiare degli innegabili vantaggi derivanti dall’applicazione di progetti di welfare aziendale, trovarsi all’interno di una rete, consentirà anche alle micro e piccole imprese di poter mettere in campo progetti di più largo respiro, sia al proprio interno, con servizi dedicati al personale, che all’esterno, con servizi ed agevolazioni alle famiglie dei dipendenti, da quelli più standardizzati fino ai servizi on demand ad esempio:

  • Progetti di mobilità territoriale dedicati al personale
  • Formazione aziendale in comune (corsi aggiornamento professionale, sicurezza ecc.)
  • Risparmio (accesso ai finanziamenti agevolati)
  • Buoni come sostegno al reddito
  • Servizi assicurativi in comune (previdenziali, polizze salute, infortuni ecc.)
  • Servizi sul territorio (assicurazioni ai famigliari, borse di studio ai figli dei dipendenti ecc.)

 

– Fare rete si può

La legge numero 33 del 2009 prevede per le imprese di sottoscrivere un contratto di rete dove 2 o più aziende si obbligano ad esercitare in comune una o più attività economiche rientranti nei rispettivi oggetti sociali, allo scopo di accrescere la rispettiva capacità innovativa e la competitività sul mercato, attualmente sono 3 i modelli di sviluppo di una rete:

  1. Si crea una rete di aziende in cui la sommatoria dei dipendenti consenta di ricreare le stesse economie di scala delle grandi imprese aumentando competitività e potere contrattuale.
  2. Si usufruisce dell’ intervento di un operatore esterno in genere società di servizi specializzate nel progettare ed implementare un progetto di welfare aziendale.
  3. Creare un gruppo d’imprese governato da una associazione che si occuperà di gestire il piano welfare condiviso dalle aziende interessate.

 

– Certo è possibile a patto di cambiare la vision

Affinché tutto ciò che ho detto si trasformi in realtà, bisogna apportare dei grossi cambiamenti livello culturale dove fiducia, condivisione, partecipazione ed apertura al mondo esterno, saranno gli obiettivi comuni da perseguire, si renderà pertanto necessario creare un modello di business alternativo a quello individualistico e fortemente frammentato sul territorio tipico delle PMI italiane.

 

– Concludendo

In conclusione, io ritengo che il fare rete per le PMI italiane sia la strada giusta per poi perseguire progetti di welfare aziendale che siano concretamente utili all’azienda, alle famiglie dei dipendenti, al territorio, che consentano di migliorare la produzione sia qualitativamente che quantitativamente aumentando le vendite ed acquisire nuovi spazi di mercato.

Adesso però mi piacerebbe conoscere la tua opinione.

Ritieni che un progetto d’integrazione in rete di aziende medio piccole, che operino in uno stesso settore oppure in settori correlati, possa essere una mossa vincente per poter implementare dei piani di welfare efficaci?

Dimmi la tua nei commenti e sarò lieto di poter conversare con te sul tema, se poi desideri approfondire il tema, confrontandoti con altri imprenditori e professionisti per scambiare idee, consigli ed opinioni, puoi iscriverti al mio gruppo Linkedin Corporate Welfare Corner

A presto!