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22 Nov 2018

Proteggi (Davvero) i tuoi risparmi usa un Fondo Comune!

Come proteggere i risparmi, oggi parlerò del Fondo Comune d’Investimento, come funziona e come andrebbe utilizzato.

–        Come funziona

–        Le principali tipologie di Fondi comuni

–        Gli orizzonti temporali

–        La volatilità

–        La gestione del rischio

–        I costi

–        Le tasse

–        I benefici del fondo comune

–        Protezione del risparmio da eventuali aggressioni esterne

–        Possibilità di accedere a piccoli passi

–        Conclusioni

 

I fondi comuni d’investimento, nel panorama degli strumenti finanziari, sono forse fra i più flessibili ed indicati per costruire portafogli che siano ben diversificati, aiutandoti cioè a ridurre il rischio complessivo di portafoglio ottimizzando di conseguenza i rendimenti.

Guarda anche il mio video: Il valore della diversificazione negli investimenti

Possono essere utilizzati in abbinamento magari a delle polizze, per ottenere una buona copertura anche da eventi esterni, quali improvvise crisi di mercato, procedure di Bail In e via discorrendo.

Puoi anche leggere: Proteggere i risparmi? Usa una Unit Linked!

 

–       Come funziona

 

Devi pensare al fondo comune come ad un contenitore, al cui interno il responsabile (e relativo team), che d’ora in avanti chiameremo gestore, inserirà delle quote di titoli, differenziati in base alla tipologia del fondo ed alla sua specifica politica d’investimento.  

Lo scopo di creare un fondo comune d’investimento è quello di creare valore per i risparmiatori (oltre che per la casa di gestione) gestendo diversi asset contemporaneamente, offrendo quindi la possibilità a risparmiatori grandi e piccini di poter accedere a mercati altrimenti preclusi, offrendogli al contempo un servizio d’investimento professionale.

Strutturato il fondo, determinata la sua politica d’investimento, esso verrà distribuito ai risparmiatori, i quali potranno accedervi acquistando delle quote, tali quote avranno un valore, che varierà quotidianamente al variare delle condizioni di mercato, il valore della quota del fondo è detto NAV (Net Asset Value) tale valore viene pubblicato con cadenza quotidiana oppure è visibile sul sito della società di gestione.

Il fondo comune d’investimento è suddiviso in 3 componenti:

  1. I partecipanti al fondo comune, detti fondisti fra cui anche TU quando acquisti delle quote di un fondo.
  2. La società di gestione (SGR o SICAV) che ha il compito di ideare, gestire e stabilire il regolamento del fondo comune.
  3. La Banca Depositaria, un soggetto terzo, che è indipendente rispetto alla società di gestione, i cui compiti sono di custodia del denaro dei fondisti nonché dei titoli del fondo, oltre che di controllo sulle sue attività.

Il fondo comune d’investimento non ha vincoli di detenzione, nel senso che le quote del fondo possono essere liquidate in parte oppure tutte insieme in qualsiasi  momento, le uniche cose a cui dovrai porre estrema attenzione sono sostanzialmente tre:

  1. La tipologia di fondo scelta
  2. Gli orizzonti temporali
  3. La volatilità del fondo (rischio)

–       Le principali tipologie di Fondi comuni

Il fondo comune d’investimento è usatissimo nel mondo e di conseguenza ha portato alla creazione di una numerosa famiglia di strumenti, ora ti offrirò una panoramica generica delle principali categorie:

  • Fondi Monetari: Investono nel mercato monetario per offrire rendimenti maggiori e di breve termine
  • Fondi Obbligazionari: Il gestore investe in obbligazioni sia societarie (corporate) che Titoli di Stato o un mix di entrambi, scopo è garantire rendimenti superiori alla media rimanendo sempre sul mercato obbligazionario.
  • Fondi Azionari: All’interno del fondo comune troveranno posto titoli azionari suddivisi per area geografica, singola nazione, tipologia di asset ad esempio materie prime e così via. Ideali per chi può sostenere una volatilità maggiore con orizzonti temporali di medio lungo periodo
  • Fondi Flessibili: Fondi al cui interno troveranno spazio, in diversa percentuale fra loro, sia azioni che obbligazioni di differenti tipologie, aree geografiche o settori, in base alle analisi ed alle scelte del gestore tali percentuali varieranno al variare delle condizioni di mercato. Scopo è quello di offrire rendimenti superiori e cogliere le opportunità dei mercati nel medio lungo periodo

Per una trattazione più ampia di tale suddivisione ti rimando al  mio prossimo articolo, che sarà dedicato a questo argomento in forma molto più specifica.

–       Gli orizzonti temporali

 

I fondi comuni d’investimento, come ogni strumento finanziario d’altronde, possiedono una vita intrinseca, mi spiego meglio, la durata di un investimento in un fondo comune dipende sia dalla politica d’investimento, che dalla vita residua dei titoli in esso presenti, che potranno rispondere ad obiettivi d’investimento di breve, medio e lungo periodo.

Ti faccio un esempio facile per capire:

  • Fondo liquidità (Titoli di Stato) vita media breve 3 mesi / 6 mesi / 1 anno
  • Fondo Obbligazionario (obbligazioni corporate o statali) anche 3 o 5 anni
  • Fondo Flessibile (mix obbligazioni azioni) vita media 5 / 7 anni ed oltre
  • Fondo azionario (mix di azioni) vita media almeno 10 anni ed oltre

Nonostante il fondo comune d’investimento non possieda vincoli di detenzione, buona politica sarebbe rispettare la vita media del fondo che si ha fra le mani, pertanto prima di selezionarlo, il mio suggerimento è quello semmai di adattare il fondo ai TUOI obiettivi di vita, andandoli a far collimare.

Per approfondire guarda il mio video: Prima d’investire…hai valutato l’orizzonte temporale?

Questo è in genere 9 volte su 10 il momento in cui, pur animati dalle migliori intenzioni, inconsapevolmente si combinano guai, che sono in genere da imputarsi ad un’errata valutazione del fondo che si riteneva fosse il più adatto, altro consiglio che ti offro oggi è Non fare tutto da solo chiedi sempre consiglio ad uno specialista, un consulente finanziario per capirci, il quale oltre ad effettuare analisi molto accurate di tipo tecnico, ti aiuterà nella costruzione di un portafoglio fondi che sia coerente con le tue reali necessità di risparmio.

D’altronde quando devi curare un dente mica lo fai da solo allo specchio, ti rivolgi ad un dentista è corretto?

–       La volatilità

Ogni fondo comune ha una certa volatilità, ovvero la sua particolare sensibilità rispetto ai movimenti di mercati.

Fondi di liquidità o fondi che investono in Titoli di Stato avranno una volatilità in genere più bassa rispetto a quella dei fondi azionari, che sono moto più sensibili ai movimenti dei mercati in positivo ed anche in negativo.

La volatilità più corretta per i tuoi scopi sarà determinata in fase di compilazione del questionario MIFID, in base alle risposte che fornirai sarai classificato come risparmiatore più o meno prudente.

Anche in questo caso si rende direi indispensabile la collaborazione di un consulente dedicato che saprà abbinare efficacemente 2 o più fondi di differenti tipologie per consentirti di ottenere oltre che una diversificazione più accurata anche una migliore gestione del rischio complessivo.

–       La gestione del rischio

Il fondo comune d’investimento è uno strumento che si presta in maniera egregia proprio alla gestione del rischio di portafoglio.

Quando si acquista un singolo strumento finanziario, che si tratti di un BTP oppure di un titolo azionario, non farai altro che prenderti tutti i rischi espliciti ed impliciti che tale strumento incorpora.

L’ho già ripetuto più volte nei miei post precedenti ma lo ripeto anche questa volta, il rischio zero non è  mai esistito, non esiste e non esisterà mai!

L’investimento a zero rischi non è mai esistito,

non esiste e non esisterà mai!

 

Acquistando delle quote di un fondo comune d’investimento, acquisterai in piccolissima percentuale una parte di decine e decine di titoli diversi, andando in questo modo a diluire molti dei rischi tipici degli strumenti finanziari.

Grazie proprio alla compresenza contemporanea di 70 – 100 e sovente anche più titoli che consentono già di per sé una prima importante diversificazione, impossibile da ottenere per un singolo risparmiatore, gli impatti negativi dovuti al fallimento di una singola azienda oppure di uno Stato, vengono di fatto contenuti ed annullati dalle migliori performance degli altri titoli presenti nel contenitore

 

–       I costi

 

I fondi comuni d’investimento non sono strumenti che oserei definire proprio a buon mercato, il mio consiglio quindi rimane quello di sempre cioè non fare da solo, chiedi sempre il parere di  un esperto, perché una buona gestione dei costi ti consentirà migliori rendimenti.

Se non hai un consulente di fiducia contattami liberamente, la prima consulenza è gratuita e non impegna certo nessuno di noi due, ma potrai toglierti in questo modo parecchi dubbi, al fondo dell’articolo troverai i miei riferimenti., me vediamo adesso le principali voci di costo presenti normalmente nei fondi comuni d’investimento.

Commissione d’ingresso: Detta anche commissione di sottoscrizione, viene pagata al momento del primo versamento.

In genere è inversamente proporzionale all’entità del proprio investimento (più si investe, meno si paga) ed è più elevata per i cosiddetti fondi azionari rispetto a quelli bilanciati. Esistono anche dei fondi che non prevedono una commissione di ingresso: sono i cosiddetti fondi no load

Commissione di gestione: Costo sostenuto dal fondista per la gestione del fondo. È calcolata su base annua, ma in genere corrisposta a cadenza semestrale, trimestrale o mensile.

Commissione di performance: Commissione non sempre presente, comporta il pagamento di una quota se il fondo supera una certa soglia di rendimento, fissata in partenza, allo scopo di premiare il gestore per la sua abilità.

Commissione di uscita: Commissione che si paga al momento delle liquidazione di tutte o parte delle quote in possesso al fondista.

Commissione di Switch: Si paga quando abbiamo il passaggio da un fondo ad un altro che prevede quindi la liquidazione con contestuale riacquisto di quote.

–       Le tasse

Anzitutto è bene precisare, che i fondi comuni d’investimento non vanno inseriti in dichiarazione dei redditi perché sono le società d’investimento che prelevano direttamente il denaro come ritenuta e provvedono al versamento allo Stato.

L’aliquota sulle plusvalenze (Capital Gain) la tassazione sull’incremento di valore della quota nel momento in cui viene venduta, rispetto al valore iniziale alla data di acquisto, attualmente è del 26% nel caso il fondo investa in titolo azionari od obbligazionari.

Se il fondo investe in soli Titoli di Stato la tassazione è del 12,50%, nel caso del fondo comune che investe sia in titoli corporate (societari) azioni od obbligazioni, ma contestualmente  anche in titoli di stato, allora la tassazione sarà una media che rispecchi le percentuali dei diversi titoli presenti in portafoglio.

–       I benefici del fondo comune

Anzitutto con il fondo comune di investimento si sfruttano le competenze specialistiche dei gestori e dei loro team, per ottenere una gestione professionale che altrimenti da solo non potresti mai avere, unendo le forze insieme ad altre migliaia di fondisti potrai accedere a quei mercati altrimenti preclusi ai piccoli e medi risparmiatori.

Potrai fare una seria politica di diversificazione, pertanto si elimina il rischio specifico, che avresti tutto sulle spalle nel caso di acquisto di un singolo titolo.

Potrai finalmente pianificare i tuoi risparmi spalmandolo su diversi fondi, che abbiano delle durate di vita (duration) coerenti con i tuoi personali progetti di vita.

Sicurezza garantita da un sistema molto rigido di controlli, perché oltre a quelli interni alle SGR, vi sono quelli esterni affidati alle società di revisione e poi quelli pubblici esercitati da Consob e Banca d’Italia.

Avrai inoltre la garanzia offerta dal fatto che sia i denari dei fondisti che le quote dei titoli del fondo, saranno depositati presso una Banca terza detta banca corrispondente, che ti proteggerà da eventuali (anche se molto improbabili) default, sia della società di gestione, che anche della banca terza, in quanto sia le quote che i denari non partecipano al bilancio della banca perché depositati in custodia quindi non di proprietà.

–       Protezione del risparmio da eventuali aggressioni esterne

I fondi comuni d’investimento non rientrano nella normativa sul Bail In quindi in caso la tua banca dovesse attivare tale procedura, i tuoi risparmi non verrebbero intaccati.

Nel caso volessi proteggerti da eventuali prelievi forzosi oppure patrimoniali varie, ipotesi piuttosto estrema certo, ma sempre probabile, non ti basterà altro che investire in euro oppure in altra valuta estera, questo ti proteggerà in caso di eventuale uscita dal circuito euro, perché i titoli denominati in valuta estera non possono essere rinominati in quella nuova.

Inoltre per maggiore garanzia nei tuoi confronti, puoi assicurarti che il fondo comune, sia di diritto estero ad esempio Lussemburghese (lo sono quasi tutti i fondi) lo potrai dedurre facilmente guardando la targa del fondo il codice chiamato ISIN, premurati di verificare che inizi con la sigla LU.

–       Possibilità di accedere a piccoli passi

I fondi ti offrono la possibilità, anche in caso di piccoli risparmi, di poter accedere per gradi a piccoli passi, con quella che si chiama formula PAC (Piano di Accumulo Capitale), che consiste in versamenti periodici di un importo prefissato, ad esempio 100 euro, in questo modo potrai mediare sul valore della quota.

Per capire meglio guarda il mio video: Come funziona il Piano di Accumulo Capitale

L’utilizzo di uno o più fondi comuni d’investimento è un sistema semplice per poter accumulare, nel tempo, dei risparmi degni di nota anche con piccole somme un esempio:

Ipotizziamo di versare sempre e solo 100 euro ogni mese:

100 x 12 = 1.200 euro/anno interesse medio composto 4% dopo 15 anni

Dopo 15 anni anziché avere in tasca 18.500,00 ti ritroverai la bellezza di 25.889,91 euro!

 

–       Conclusioni

 

I fondi comuni d’investimento sono ottimi strumenti con cui poter concretamente dare al tuo portafoglio una vera diversificazione che ti metta al riparo dai rischi insiti in ogni strumento finanziario, ti permette l’accesso a mercati altrimenti preclusi ai piccoli e medi risparmiatori, con relativi vantaggi in termini di rendimenti, ti consente anche una discreta protezione anche in caso di default di crisi finanziarie e possibili manovre tipo patrimoniali o bail in, certamente tutto molto bello e tutto molto vero.

Però mi raccomando, fai tanta attenzione, non fare da solo fatti aiutare, consulta il tuo consulente finanziario di fiducia prima di selezionare uno o più fondi d’investimento, parla con lui spiegagli per filo e per segno quali sono i tuoi obiettivi di vita, perché stai risparmiando, in pratica nel breve, medio e lungo periodo lascia che sia lui a prendersi il mal di pancia di andare a selezionare i fondi più idonei per te. prudenza non è mai troppa in questo campo.

Hai letto fino a qui eccellente! Adesso però dimmi la tua, pensi che l’utilizzo di uno o più fondi comuni possano aiutarti nel gestire meglio i tuoi risparmi?

Non possiedi un consulente di fiducia con cui parlare ed ottenere dei consigli personalizzati?

Nessun problema, CONTATTAMI SUBITO ed esponimi i tuoi bisogni, la prima consulenza è gratuita, due parole non impegnano nessuno di noi due, ma possono fare molto per te.

A presto

 

 

 

 

 

 

 

 

24 Ott 2018

La chiave per proteggere i TUOI Risparmi!

Parole come Rating, Spread, Piano B, inondano giornali e TV, le cui notizie sono spesso contraddittorie, ora è tempo di fare chiarezza.

Da un paio di mesi a questa parte sono oggetto di mail e telefonate, sia da parte dei miei clienti, che da parte di numerosi follower con cui mi intrattengo sui social, e tutti chi più chi meno, esprimono preoccupazione su che fine faranno i propri risparmi, le domande che mi vengono poste più sovente sono:

 

  • Ci saranno aumenti nelle tasse?
  • Sarà il caso di portare i soldi all’estero?
  • Se usciamo dall’euro la nostra moneta si svaluterà ed i miei soldi?
  • I titoli di Stato sono sicuri?
  • Ho sentito parlare di procedure di Bail – in quanto c’è di vero, ed i miei soldi sono al sicuro?

 

Giornali e TV non agevolano di sicuro, andando a creare ancora più confusione ed incertezza nel risparmiatore, pertanto oggi:

Darò la mia risposta a queste domande fornendoti anche il metodo (Che funziona) per mettere in sicurezza (Davvero) i TUOI risparmi.

Come prima cosa sia chiaro fin da subito che io non conosco il futuro, non so dirti cosa accadrà da qui a 7 o 10 anni, per quello ci sono analisi e statistiche più o meno autorevoli e comunque, sempre basate su delle ipotesi del tipo cosa potrebbe accadere se…

Al momento, dico al momento, perché non so come si svilupperà l’economia nei prossimi anni, non ci sono chiari segnali di default o di uscita imminente dall’euro, almeno per il momento.

– Cosa potrebbe accadere se…

Da un punto di vista squisitamente fiscale, In caso di crisi finanziaria conclamata, non si potrà escludere a priori l’introduzione di una patrimoniale generalizzata su tutti i risparmi in stock, abbiamo in Italia un precedente illustre quello del prelievo forzoso del 1992.

In questo caso mantenere il denaro in liquidità sul conto, oppure trasferirlo all’estero non è una soluzione, in quanto i sistemi di tracciatura elettronica dei flussi da e verso l’Italia, sono molto sofisticati ed efficaci, pertanto nel caso si avverasse questa ipotesi, i denari verrebbero immediatamente intercettati e tassati di conseguenza.

Da un punto di vista patrimoniale probabilmente si farà ricorso alla normativa sul Bail – in all’avverarsi di questa situazione, gli investimenti in azioni ed obbligazioni (specie bancarie) ed anche la liquidità sul conto corrente, sono a rischio prelievo forzoso o, in alternativa alla procedura Bail-in.

Per quanto concerne la valuta se il tuo timore è che un’eventuale uscita dall’Euro coincida con una forte svalutazione della nuova moneta, in questo caso ti sarà sufficiente investire in Euro tramite soggetti (l’emittente del titolo) che abbiano natura e struttura non italiana, evita le filiali italiane di soggetti esteri perché esse sono soggette alla legislazione italiana e quindi ti ritroveresti al punto di partenza.

Tieni presente che rinominare in moneta nazionale titoli esteri non è legittimo ai fini delle normative del diritto internazionale ed europee visto che anche in caso di uscita dall’euro si rimarrà comunque nella Comunità Europea.

Infine i Titoli di Stato, all’interno di un portafoglio molto ben diversificato hanno una loro ragion d’essere, tieni sempre presente che su di loro pendono le CACs (Clausole di Azione Collettiva) che in caso di crisi conclamata metterebbero seriamente in forse il tuo investimento, per saperne di più sulle CACs leggi con molta attenzione: I Titoli di Stato sono ancora Sicuri?

Bene ti ho illustrato alcune ipotesi, abbastanza estreme su quanto potrebbe e ripeto, potrebbe accadere, ora la risposta a tutte le domande di cui sopra esiste ed è molto più semplice di quanto tu non creda.

Una possibile soluzione consisterebbe nell’utilizzare strumenti quali i fondi comuni d’investimento, ETF o le polizze (meglio se in abbinata) di diritto estero; ad esempio polizze che abbiano sede legale e fiscale in altri paesi come l’Irlanda, oppure fondi comuni d’investimento che abbiano la sigla ISIN (La “targa” del titolo) che sia radicata in Lussemburgo che inizi con LU per farla breve.

In questo modo eviterai sia di rientrare nella procedura del Bail – In che in quella della patrimoniale, perché in questo caso il denaro si troverà de facto all’estero non solo, anche in caso di ritorno ad una moneta nazionale gli investimenti, essendo di diritto estero continueranno ad essere denominati in Euro mettendoti al riparo da una eventuale svalutazione.

 

 

 

– Premessa

La premessa è che proprio in momenti come questo, che si evidenzia l’importanza di ricorrere, fin dal primo giorno ad una corretta diversificazione, confinando il rischio specifico, in questo caso il rischio paese, ad una modesta percentuale del proprio portafoglio risparmi, questa è a mio modo di vedere la miglior protezione possibile.

– La mia soluzione

Io personalmente utilizzo da sempre strumenti che si prestano efficacemente a gestire il rischio specifico, e che sono alla portata di tutte le tasche, come ad esempio gli ETF, i Fondi Comuni le SICAV o le Polizze.

Tutti questi strumenti garantiscono un’ottima diversificazione del rischio e vanno gestiti all’interno di una corretta pianificazione costruita sulle tue esigenze e sui tuoi specifici obiettivi di vita.

– I rischi

Lo ripeto, a costo di essere noioso:

IL RISCHIO ZERO NON ESISTE.

I rischi a cui ti esporrai saranno quelli tradizionali dei mercati, cioè la volatilità che andrà calibrata in base agli orizzonti temporali tuoi e dei tuoi investimenti.

Per approfondire guarda il mio video: Prima d’investire valuta l’orizzonte temporale

Un conto è dire: “il mio rischio è quello di oscillare tra un + 20% e un – 20%” (prendendo ad esempio un profilo di rischio molto elevato) questo è il cosiddetto Rischio di mercato.

Un altro conto è dire : “ Sto correndo il rischio di perdere TUTTO il capitale” questo invece si chiama Rischio specifico.

La domanda che dico sempre a miei clienti di porsi è la seguente:

Fino a quando non avrò bisogno della somma che decido di accantonare?

Ovviamente, consiglio sempre di ragionare per difetto …

In base alla risposta , si dovrà costruire un Portafoglio con una Volatilità in linea con l’orizzonte temporale concordato.

– I costi

Come tutte le cose ci sono ovviamente dei costi, a me non piace raccontare favole, sono strumenti che hanno un costo importante, ma questo non ci deve spaventare sai perché?

Perché i costi si gestiscono in fase di pianificazione del portafoglio, e lo si fa (almeno io faccio così) insieme al cliente, qui entra in ballo la diversificazione, gli orizzonti temporali ed un sacco di altri fattori che contribuiranno ad una loro ottimizzazione, ricordati che io guadagno se anche il mio cliente guadagna, altrimenti…

Per questo è importantissimo fare prima un’analisi dettagliata della persona, del suo portafoglio attuale, a fronte dei suoi personali progetti di vita e del tempo che avrà a disposizione per concretizzarli, in modo da ottimizzare il portafoglio con gli strumenti più idonei.

Come ti ho appena dimostrato le soluzioni esistono e credimi, costano meno di quello che pensi, ma prima di tutto per capire di quali ne avresti bisogno è necessario sedersi intorno ad un tavolo e parlare… a lungo.

– In conclusione

Due parole non costano nulla, ma possono fare la differenza, se desideri approfondire i temi proposti oggi, oppure hai altre domande da pormi, scrivimele nei commenti, o contattami privatamente, ti lascio qui sotto i miei riferimenti, oppure ancora scrivimi il tuo quesito nella scheda contatti, sarò lieto di poterti ascoltare e consigliare per il meglio.

Tel: +39 349 – 8172217

email: mauro.valentino@allianzbankfa.it

A presto