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03 Mag 2018

I vantaggi per l’azienda che trasferisce il TFR del dipendente ad un Fondo Pensione

Generalmente il trattamento di fine rapporto  viene utilizzato dalle aziende come “forma di autofinanziamento”, come “liquidità di cassa”.

 

Questo modo di pensare generalizzato, molto probabilmente, è dovuto alla mancanza di una corretta informazione sulla materia perché, nella realtà, il conferimento del TFR a un fondo pensione può solo portare vantaggi economici all’azienda.

Ma partiamo dall’inizio.- Quanto costa questa forma di autofinanziamento all’Azienda?

Il Trattamento di Fine Rapporto rappresenta un costo del lavoro (7,41% della retribuzione lorda) che non può in ogni caso essere eliminato nemmeno con il trasferimento alla previdenza complementare, ma ci sono voci che, invece, possono essere risparmiate:

  • il versamento al Fondo di Garanzia INPS dello 0,20% sulle retribuzioni;
  • la rivalutazione annuale di legge (1,5% fisso + il 75% dell’inflazione).

Ma facciamo un esempio pratico: quantifichiamo!

Prendiamo ad esempio un’azienda, Beta S.R.L. con 15 dipendenti che ha un costo, nell’anno, di 350.000,00 euro per le retribuzioni lorde. Quest’azienda dovrà versare al Fondo di Garanzia INPS lo 0,20% delle retribuzioni, pari a 700,00 euro. Il TFR maturato in corso d’anno è di 25.935,00 euro (il 7,41%) di cui 1.750,00 euro devono essere versati come contributo di solidarietà al Fondo Pensione Lavoratori Dipendenti (lo 0,50%), quindi il TFR realmente accantonato (per i dipendenti) è pari a 24.185,00 euro ( 25.935,00 meno 1.750,00). Adesso ipotizziamo una rivalutazione annua pari all’1,70% che rappresenta un costo di 411,15 euro (1,70% di 24.185,00). Abbiamo quindi un costo complessivo del TFR di 1.111,15 euro (70o,00 per il Fondo Garanzia + 411,15 per la rivalutazione) che rappresenta, sulla quota di TFR considerato, il 4,6%.

– I risparmi fiscali e finanziari del conferimento ad un Fondo Pensione

Andiamo adesso a quantificare i risparmi fiscali e finanziari che la legge prevede per le aziende che trasferiscono il TFR dei dipendenti a una forma di previdenza complementare, ipotizzando che tutti e quindici i dipendenti aderiscano a un fondo pensione conferendo l’intero TFR maturando (24.185,00 euro). Ricordiamo, brevemente, le compensazioni previste:

  • una deduzione dal reddito di impresa del 4% (per le aziende con meno di 50 dipendenti) o del 6% (per le aziende con oltre 49 dipendenti), percentuale da applicare all’importo effettivo del TFR conferito;
  • una riduzione pari allo 0,28% sugli oneri sociali (per disoccupazione, assegni nucleo familiare) che devono essere versati dall’azienda, riduzione che deve essere calcolata sulle retribuzioni totali dei dipendenti che hanno conferito al fondo il proprio TFR.

Vediamo a quanto ammonta il risparmio riprendendo l’esempio precedente:

  • deduzione del 6% (meno di 50 dipendenti) dal reddito d’impresa: 1.451,10 euro, ossia il 6% del TFR trasferito (24.185,00), con un risparmio effettivo d’imposta di 399,06 euro (*);
  • riduzione oneri sociali, 0,28%: 980,00 euro, ossia lo 0,28% delle retribuzioni lorde (350.000,00).

 

(*) LE SOCIETÀ DI CAPITALE PAGANO UN’IMPOSTA FISSA SULL’UTILE PARI AL 27,5%, PER CUI CON UNA DEDUZIONE DI 1.451,00 EURO IL RISPARMIO EFFETTIVO È DI 399,06 EURO.

 

In sostanza abbiamo un risparmio, dovuto alle misure di compensazione, di

1.379,06 euro (399,06 + 980,00),

che rappresenta, in percentuale sulla quota di TFR considerato, il 5,7%.

Il risparmio complessivo

Nell’esempio che abbiamo analizzato, l’azienda che ha trasferito l’intera quota annua del TFR dei propri dipendenti ha, nel complesso:

  • risparmiato il costo dell’autofinanziamento non versando al Fondo di Garanzia lo 0,20% (700,00 euro);
  • risparmiato il costo della rivalutazione pari all’1,70% (411,15 euro);
  • portato in deduzione dal reddito d’impresa il 6% del TFR trasferito con un risparmio effettivo d’imposta (399,06 euro);
  • risparmiato lo 0,28% sul versamento degli oneri sociali (980,00 euro).

Il risparmio complessivo risulta pari a

  2.490,21 euro

(700,00 + 411,15 + 399,06 + 980,00) che corrisponde a circa 10 punti percentuali sul TFR considerato (24.185,00).

….senza contare….

  • il rendimento del Fondo, che viene condiviso anche con l’Azienda oltre che con il dipendente;
  • la gestione autonoma del Fondo in termini di rapporti con il dipendente che ha conferito;
  • il preservare l’Azienda da eventuali richieste di accesso al Credito (e quindi meno oneri finanziari) per finanziare liquidazioni totali o anticipate.

 

Questo vuole essere semplicemente uno spunto per iniziare a ragionare sulla convenienza o meno di questo strumento.

Se pensi possa essere utile alla tua Azienda, fammelo sapere: sarò lieto di approfondire con te l’argomento e di prospettarti le migliori soluzioni a mia disposizione.

grazie per l’attenzione,

a presto

Mauro

16 Nov 2017

Più competitivo con il Welfare aziendale!

Forse non ne siamo perfettamente consapevoli, ma la maggior parte della nostra vita la passiamo al lavoro piuttosto che a casa con i nostri cari.
Purtroppo tutto questo si riflette in maniera negativa sulla qualità complessiva della nostra vita, sulla nostra salute ed in un’ottica più allargata, anche sulla competitività aziendale e nazionale.

 

Lo stress da lavoro, patologia ampiamente riconosciuta e di cui soffre 1 lavoratore su 4, incide in maniera pesante non solo sulle nostre singole esistenze ma…
Sull’intero processo di produttività.
In buona sostanza se un dipendente o un manager, vivono la propria attività in un ambiente sano, armonioso, gestito in maniera responsabile, sono decisamente più produttivi, più fidelizzati all’azienda, si ammalano meno, in poche parole producono di più e meglio.

Fino a qui ti sto dicendo che esiste l’acqua calda!

Purtroppo la stragrande maggioranza delle PMI, almeno quelle Italiane, sia ancora molto indietro rispetto ad altre realtà.
Secondo stime OCSE al 2013 l’ammontare delle prestazioni non obbligatorie erogate dalle imprese rispetto alla spesa sociale complessiva in percentuale sul PIL:
Gran Bretagna 14%

Francia 7%

Germania 7%

Italia 2,1%

 

Il dato, in apparenza sconfortante, in realtà ci dice che esiste un enorme margine di manovra.
Eppure le aziende che si sono lanciate nel promuovere il welfare aziendale oggi sono riuscite ad ottenere i seguenti vantaggi:

  • Maggiore fidelizzazione dei dipendenti
  • Sviluppo del senso di appartenenza
  • Attraggono in misura maggiore le alte professionalità
  • Migliorano la qualità della produzione
  • Riducono il fenomeno dell’ assenteismo
  • Aumentano la competitività complessiva
  • Ottengono un risparmio di lungo periodo delle imposte sul reddito

 

Stress aziendale

 

Applicare il welfare aziendale non è impossibile, bisogna però avere le idee chiare ed impostare le corrette strategie, in linea di principio sono 4 le aree su cui lavorare:

  • Tutela pensionistica
  • Assistenza sanitaria
  • Servizi assistenza ai famigliari (bambini ed anziani)
  • Misure che concilino vita privata e lavoro (lavoro da remoto)

L’idea è quella di rispondere al costante ed inesorabile declino del welfare pubblico, riportandolo dall’esterno, all’interno dell’azienda che verrà vissuta più come una piccola comunità di persone che hanno un obiettivo comune e non che come un luogo dove si viene considerati soltanto un numero.
Le possibili soluzioni di welfare pertanto potranno essere:

  • Congedi parentali
  • Orari flessibili
  • Part time
  • Lavoro da remoto

Oppure mettere in campo delle iniziative per i dipendenti e per i giovani come ad esempio:

  • Incentivi alla mobilità (abbonamento metro o pullman)
  • Servizi ricreativi culturali abbonamento palestre biblioteche ecc.
  • Spacci aziendali
  • Polizze infortuni extra-professionali

Ti ricordo che i servizi di welfare aziendale…
Non concorrono a formare reddito!

A differenza dei premi di produttività e già solo questo argomento ti dovrebbe interessare, un aspetto questo, che andrò ad esplorare più nel dettaglio nei miei prossimi articoli, se avrai la pazienza di leggerli, comprenderai meglio quali vantaggi fiscali potrai ottenere ed in che misura.
Il welfare aziendale diventa quindi la nuova frontiera della produttività, consentendo al lavoratore di ottenere un aumento reale della retribuzione oltre che favorire la conciliazione vita /lavoro potendo gestire in modo equilibrato la propria vita lavorativa con quella privata.

“l’agente economico sono gli esseri umani ed i modelli economici ne devono tener conto”.
(Richard Thaler)

Per le aziende, oltre ad ottenere una significativa ottimizzazione fiscale, si vedranno ridurre i costi nel caso di turn over, migliorando contestualmente la propria reputazione, il clima aziendale e definendo politiche retributive più in linea con le esigenze dei dipendenti.
Ora dimmi pure la tua, hai mai pensato nella tua azienda di creare un progetto di welfare?